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A Roma una manifestazione contro Israele nel Giorno della Memoria. Gli studenti palestinesi usano Primo Levi, furia della Comunità ebraica

23 Gennaio 2024 - 20:57 Fosca Bincher
Al corteo hanno aderito numerose altre sigle di movimenti italiani, e il manifesto pubblicato per l’occasione ha suscitato roventi polemiche

Il Movimento degli studenti palestinesi ha convocato per il Giorno della memoria, sabato 27 gennaio, a Roma, un corteo per «smascherare le incoerenze e le ipocrisie di un sistema che si batte il petto per le vittime di un genocidio già avvenuto mentre volta lo sguardo indifferente e complice di un genocidio in corso». Al corteo hanno aderito numerose altre sigle di movimenti italiani, e il manifesto pubblicato per l’occasione ha suscitato roventi polemiche politiche e l’indignazione della comunità ebraica italiana sia per il paragone fra la Shoah e quanto sta avvenendo a Gaza sia per l’utilizzo strumentale di una citazione tratta da “Se questo è un uomo” di Primo Levi. La frase pubblicata è «Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

La storia rovesciata sugli ebrei

Gli studenti palestinesi sostengono di «rispettare le vittime della Shoah, ma il 27 gennaio così come è strutturato è la tomba della verità, della giustizia e della coerenza». Alle loro parole ha reagito con indignazione l’Associazione 7 ottobre fondata da Stefano Parisi. «Nella settimana che culminerà con il Giorno della Memoria, il 27 gennaio», spiega l’associazione, «la macchina della propaganda antisemita osa appropriarsi delle parole di Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz e morto nel 1987, per rovesciare sugli israeliani, attaccati e massacrati in 1400 nelle loro case il 7 ottobre, l’accusa di genocidio. Accade con il manifesto di convocazione a Roma di un corteo pro-Palestina per sabato 27 gennaio, firmato dalle sigle degli studenti palestinesi in Italia».

Stefano Parisi

Noemi Di Segni: «Giù le mani da Primo Levi»

Durissima anche la reazione delle comunità ebraiche. La presidentessa dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, ha chiesto di lasciare «Primo Levi alla nostra memoria. Abbiate la dignità di manifestare il vostro pensiero senza offendere la memoria dei sopravvissuti e cercatevi citazioni altrove». La Di Segni ha aggiunto che «l’odio e la supremazia razziale di allora hanno generato la Shoah. L’estremismo islamico genera il terrorismo che oggi raggiunge anche l’Europa e si fa strada con queste forme di ribaltamento e sostegno».

Noemi Di Segni

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