Verona, la presunta truffa del vino con i fondi Ue per l’agricoltura
Quattro persone e due associazioni (Uiv e Veronafiere, azienda leader nel settore vitivinicolo) si presenteranno martedì 13 febbraio in aula a Verona nelle veste di imputati per una presunta truffa ai danni dell’Unione europea nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dalla procura europea, «In Vino Veritas». Il progetto da cui parte l’indagine era stato ribattezzato «Native Grapes Academy», scrive la Stampa, è si era visto assegnare in periodo pre-pandemico un finanziamento dell’Agenzia esecutiva della Ue circa 5 milioni di euro. Il fondo stanziato, stando ai protagonisti, sarebbe servito per promuovere il made in Italy fuori dall’Ue. Per l’European Public Prosecutor’s Office (Eppo) si tratta invece di frode ai danni dei fondi dell’Ue per «illeciti accordi tra Unione Italia Vini e il soggetto esecutore del progetto europeo».
Veronafiere e Vinitaly
Ovvero Veronafiere, che organizza ogni anno il salone del vino e dei distillati, Vinitaly, per consentire alla prima «di vedersi riconosciuto un ingiusto profitto non contemplato dal progetto», che prevedeva che il beneficiario avrebbe sostenuto «il 20% dei costi dell’attività oggetto dei sussidi, non maturando quindi alcun guadagno». lLo scorso settembre l’inchiesta ha inoltre portato al sequestro da parte della Guardia di Finanza di Milano dei fondi erogati e alla consegna degli avvisi di garanzia a tre manager. Per i magistrati della procura dell’Ue – Sergio Spadaro e Emma Rizzato – il sistema fraudolento consisterebbe «nella pre-individuazione della società che avrebbe svolto il ruolo di implementing body (esecutore del progetto europeo, ndr)», la quale si sarebbe poi aggiudicata la successiva procedura di selezione.
L’accusa
Un’operazione di «mera facciata atta a celare – si legge agli atti visionati dal quotidiano di Torino – all’organismo europeo una preesistente situazione di conflitto di interessi in cui sarebbero versati il soggetto percettore del finanziamento e l’esecutore stesso». Inoltre, le due società hanno anche stipulato «un contratto di servizi» denominato “Accordo Quadro” per l’accusa «simulato perché «apparentemente indipendente dal progetto, ma in realtà destinato a dissimulare la retrocessione alla cooperativa di un importo pari al 35% del costo ammissibile». Una modalità per far arrivare a Uiv 2 milioni di euro fuori dalle direttive del progetto. Così facendo, Uiv e Veronafiere, avrebbero «indotto in errore», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, l’agenzia dell’Ue riguardo «l’effettiva esistenza di un nesso strutturale e di un conflitto di interessi tra le parti, nonché sulla reale destinazione dei fondi erogati». Tutti gli imputati respingono le accuse.