La Corte di Giustizia dell’Aja ordina a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza: «Si rischiano conseguenze irreparabili»
Israele deve prendere misure efficaci ed immediate per prevenire che nella Striscia di Gaza siano commessi atti di genocidio ai danni dei palestinesi. È questo il cuore del primo verdetto emesso oggi della Corte internazionale di giustizia, chiamata ad esprimersi dal Sudafrica sulla possibile violazione da parte di Israele della Convenzione internazionale per la prevenzione del genocidio. L’esame del ricorso sarà ancora molto lungo, ma la Corte dell’Aja ha riconosciuto stamattina – di fronte alle condizione «disumane» in cui è ridotta da settimane la gran parte della popolazione di Gaza – la necessità di imporre a Israele una serie di misure precauzionali. Cinque per l’esattezza, secondo quanto riferito nell’Aula dell’Aja dalla presidente della Corte Joan Donoghue. Lo Stato ebraico dovrà assumere misure immediate ed efficaci onde: 1) prevenire qualsiasi atto assimilabile secondo la Convenzione al genocidio; 2) assicurarsi che le sue forze militari nella Striscia non ne commettano alcuno; 3) prevenire e punire ogni incitamento pubblico diretto a commettere tali atti; 4) assicurare la fornitura alla popolazione della Striscia dell’assistenza umanitaria urgente; 5) prevenire la distruzione ed assicurare la preservazioni di evidenze di eventuali atti di genocidio secondo la definizione della Convenzione sin qui commessi. Le decisioni cautelari della Corte sono state prese a maggioranza schiacciante: 15 o 16 giudici su 17 hanno votato a favore di ciascuna delle misure indicate. Tra queste non figura pertanto quella di interrompere le operazioni militari: non c’è insomma l’ordine di cessare il fuoco di cui si era parlato con insistenza. Resta il duro nocciolo del dispositivo contro Israele, chiamato a rispondere delle sue azioni e a prevenire atti che potrebbero avere «conseguenze irreparabili» sul futuro dei palestinesi di Gaza.
Cosa succede ora
Quale firmatario della Convenzione, ora Israele è teoricamente obbligato ad eseguire i dettami della Corte. La Corte ha intimato anche allo Stato ebraico di riferire entro un mese sull’implementazione delle misure con un rapporto dettagliato, che sarà poi girato anche allo stesso Sudafrica, che ha proposto la causa.
Foto di copertina: EPA/Remko De Waal | Una conferenza stampa della delegazione sudafricana di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aja, nei Paesi Bassi (12 gennaio 2024)
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