Giornata della Memoria, Piantedosi chiede (invano) il rinvio delle manifestazioni pro Palestina. Collettivi e giovani palestinesi non lo seguono
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiesto di rimandare le manifestazioni pro Palestina programmate per il Giorno della Memoria. La richiesta, dal Viminale, arriva in una circolare di pubblica sicurezza alle questure e chiede che gli eventi richiesti non avvengano in concomitanza alle commemorazioni «in ricordo delle vittime dell’Olocausto e di coloro che a rischio della vita si sono opposti al progetto di persecuzione e sterminio». Piantedosi ha tenuto a precisare nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri a palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri che la scelta è stata fatta indipendentemente dalla situazione in corso a Gaza, «si tratta dei valori sanciti da una legge dello Stato, la commemorazione della Shoah». Posticipare «non significherebbe negare la libertà di manifestare» ha sottolineato il ministro. Una richiesta però che cade nel vuoto.
Il plauso della Comunità di Roma e il Collettivo della Sapienza che scenderà in piazza
«Siamo contenti che siano state riconosciute le nostre ragioni”, ha dichiarato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun. «Ringraziamo le istituzioni, a cominciare dal ministro Piantedosi e tutte le articolazioni del ministero dell’Interno, per la sensibilità che hanno dimostrato». Il presidente l’ha definita «una decisione giusta e di buon senso», specialmente dopo «canti e balli in strada che invitavano a uccidere gli ebrei, bandiere israeliane bruciate, applausi ad Hamas per il 7 ottobre. Grazie per avere evitato questo oltraggio alla Memoria, che sarebbe stata una sconfitta per tutti”. Ma dal Collettivo Cambiare rotta della Sapienza fanno sapere che il corteo a Roma si terrà ugualmente. «Evidentemente la democrazia per i sionisti è censura e repressione» scrivono su Instagram. «Rilanciamo il corteo di sabato 27 che si terrà alle 15.30 a Piazza Vittorio, perché il nuovo genocidio è in Palestina».
Giovani studenti palestinesi: «Saremo comunque in piazza»
Gli studenti palestinesi e i collettivi universitari non fanno però un passo indietro. «Chi nega la storia non siamo noi. Volevamo commemorare le vittime della Shoah. Volevamo anche fare un minuto di silenzio. Ma la presa di posizione della Comunità ebraica, è una presa di posizione politica che si schiera con Israele. Quando dovrebbe prendere per le distanze. Oramai per noi sarà definita come Comunità Israeliana», ha dichiarato Maya Issa, presidente del Movimento degli studenti palestinesi, dopo il diniego della Questura per il corteo di domani. I giovani palestinesi scenderanno in piazza comunque, sia nella Capitale che a Milano, Napoli e Cagliari. «Scendiamo in piazza contro i divieti perché abbiamo memoria – annunciano su Instagram – la repressione non ci fermerà». E ancora: «Rispetto a quello che sta pagando il nostro popolo per la propria libertà questo piccolo atto di disobbedienza civile è un rischio trascurabile, anche considerando che, fino a prova contraria, manifestare è ancora un diritto in Italia».
«Il ministro Piantedosi – si legge nel post dei Giovani Palestinesi – vieta i cortei del 27 gennaio perché “la commemorazione della Shoah è sancita dalla legge dello Stato». La legge dello Stato sancisce anche che l’Italia dovrebbe ripudiare la guerra e che dovrebbero essere vietate le commemorazioni fasciste come quelle per Acca Larenzia, perché lì sì, c’erano gli antisemiti veri; eppure non ci sembra che il Governo si sia mosso con la stessa solerzia per far rispettare queste leggi fondamentali”. «Chiaramente non è la legge il problema, visto che non si tratta di manifestazioni contro la commemorazione della Shoah, anzi. Chi veramente crede ed esercita la memoria, chi veramente ha vissuto profondamente nella coscienza l’esperienza della Shoah, certamente capisce perché si deve scendere in piazza per fermare il genocidio che sta avvenendo in Palestina. È la memoria – proseguono – che ci impone di scendere in piazza il 27 contro e nonostante i divieti, contro un Governo alleato dei criminali sionisti, contro un Governo fascista che però ha il coraggio di additare noi come antisemiti, solo perché lottiamo perché non si ripeta uno sterminio».
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