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Liliana Segre, la delusione col ministro che «non sapeva quanti fossero gli ebrei, mi trattò come una vecchia signora un po’ rincretinita»

27 Gennaio 2024 - 13:28 Redazione
Il racconto amaro della senatrice a vita, che ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienze storiche alla Statale di Milano nel Giorno della Memoria

«Non c’è notte dal 7 ottobre che non mi tenga sveglia, in parte, a pensare a quello che succede» racconta Liliana Segre nel Giorno della Memoria, durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa alla Statale di Milano in Scienze storiche. «Io sono una donna di pace – ha detto Segre dialogando con Enrico Mentana – e mi ha fatto sempre soffrire l’odio tra le parti, la vendetta che non concepisco. La notte è la notte dei tempi, nell’indifferenza generale. Che è legata al buio delle menti». Mentre all’esterno dell’Ateneo era in corso la protesta degli studenti a sostegno della causa palestinese, Segre ha commentato: «Viviamo un tempo al di fuori di queste mura in cui di ottimismo mi è difficile parlare. C’é qualche cosa di già sentito, di già sofferto. Io ho delle amiche carissime, che mi vogliono bene, che mi dicono “in questo momento di recrudescenza dell’antisemitismo stai a casa”». Sugli inviti a non continuare la sua testimonianza, la senatrice a vita ha poi aggiunto: «Dopo così tanti anni sentirmi di nuovo dire di non uscire di casa, non andare alla Scala, perché? Mi chiedo quel perché intimo, umano tragico di tempi che credevo perduti, quel perché lì, io adesso che sono così vecchia, sono io che lo grido quel perché. Ma siccome non grido abitualmente perché sono una donna di pace e sono anche molto vecchia, lo urlo dentro di me quel perché».

Lo scambio col ministro

Finora da parte dell’Italia non sono mai arrivate delle scuse ufficiali per quel che ha vissuto Segre, che spiega: «Ho incontrato diverse persone che, per la loro coscienza, per essere persone sensibili, molti religiosi cattolici, a me personalmente hanno chiesto scusa. Ma in modo ufficiale no, italiani brava gente». La senatrice ha poi raccontato, come riporta il Corriere, quanto l’abbia lasciata interdetta e preoccupata uno scambio di battute con un ministro, del quale non fa il nome: «Sono molto preoccupata perché oggi ci sono persone che occupano anche ruoli di potere che non sanno che gli ebrei sono una minoranza. Quando ho chiesto, secondo lei signor ministro, quanti sono gli ebrei in Italia? Mi ha risposto un milione e mezzo, ma sono 35mila quelli iscritti alla comunità ebraica. Mancava a questo signore di farmi “pac pac” vecchia signora un po’ rincretinita e quindi dobbiamo avere pazienza con lei e non contraddirla. Ma questo mi ha molto preoccupata».

«A chi sfregia le targhe vorrei chiedere: perché?»

E proprio sulla recrudescenza di atti di antisemitismo, la senatrice a vita ha parlato di chi sfregia targhe e momenti dedicati alla Memoria. Azioni che hanno visto colpire anche una targa con il suo nome a Saltrio, in provincia di Varese: «Questo signore perde cinque minuti per fare un segnaccio sopra il mio nome questo é un caso da studiare. Come quelli che mi mandano una maledizione, perché? Sono così vecchia che se aspettano un poco, non sarò un personaggio importante nel futuro dell’Italia. Sono personaggi interessanti che vorrei incontrare e a cui vorrei chiedere perché?. C’è qualcosa in questi personaggi che è molto interessante e non fa parte dell’indifferenza».

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