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Sanremo 2024, il debutto di uno degli ultimi indie Gazzelle: «Sogno di arrivare terzo» – Il video

27 Gennaio 2024 - 18:41 Gabriele Fazio
Dal 6 febbraio all'Ariston ci sarà anche Flavio Pardini, il cantautore romano con gli occhiali scuri che sul palco porta Tutto qui

Occhiali neri, un senso di impenetrabilità quasi assoluta, come a voler proteggere la persona dall’artista, e sarebbe tutto regolare se non fosse che poi Gazzelle apre bocca per cantare le sue canzoni e l’incantesimo, invece di decadere, prende improvvisamente vita in una sorta di rito che coinvolge un’intera generazione, il cui romanticismo è rappresentato totalmente da quelle canzoni. «Anche dalle ferite si respira», diceva Baglioni e la musica è come se fosse la ferita di Gazzelle, la messa in scena definitiva della propria vulnerabilità. Quella vulnerabilità ampiamente celebrata nella sua musica, la vulnerabilità che il pubblico cercava e che nessuno, in questa nuova discografia ipermachista, voleva più concedere. Tutto qui è il titolo della canzone che canterà sul palco del Festival di Sanremo, una canzone che parla d’amore (specialità della casa) ma anche di quell’impossibilità nell’acchiappare la vita a piene mani come si dovrebbe fare, perdendosi inevitabilmente qualcosa o anche qualcuno, è chiaro. Ai microfoni di Open Gazzelle dice: «Quel palco non mi spaventa», forse perché la paura, insieme a tutto un campionario di incertezze, rispetto al futuro, rispetto alla nostra vita, la tiene tutta per le canzoni, come se fosse la propria benzina, il proprio bottino.

I sopravvissuti dell’indie

Per questo probabilmente ci risuonano così vicine, così familiari, quella sensazione che Gazzelle, parlando di lui, parla anche un po’ di te. O forse perché Gazzelle è un sopravvissuto, uno dei pochissimi ormai di una stagione, quella convenzionalmente chiamata “indie”, che ha rivoluzionato la storia del nostro cantautorato, ormai infiacchito da un decennio di musica televisiva che non rappresentava niente e nessuno. E poi sono arrivati loro, i famigerati “indie”, che hanno celebrato senza vergogna alcuna i sentimenti più autentici e comuni dei tardo adolescenti dell’età della crisi, quel senso di romantica sospensione che ha infettato il futuro fino a prendersi tutto, fino ad annebbiare e spegnere gli sguardi di chi viveva gli anni della costruzione, di se stessi e della propria vita. Una rivoluzione tale dello status quo discografico da poter essere paragonata serenamente alla stagione dei punk, segnale che ogni generazione ha la propria battaglia e non importa se la combatti con in mano London Calling dei Clash o un disco di Gazzelle, se è vero, come è vero, che in fin dei conti altro non si tratta di un guanto di sfida musicale a chi vuole importi un pensiero distorto, socialmente, politicamente e, si, anche musicalmente. In pratica, in un mondo di duri e puri è la gentilezza a stonare, è la gentilezza il gesto sovversivo.

La carriera di Gazzelle

Patti Smith una volta ha detto che secondo lei Mozart era punk, ha detto proprio Punk, come si intitola, nemmeno a farlo apposta, il secondo album di Gazzelle, quello in cui si prende lo scettro di principe di questo nuovo approccio semplice ed intenso verso la musica. Ma il debutto avviene anche prima, siamo nel dicembre del 2016, il singolo si intitola Quella te, ormai riconosciuta come l’inizio di questa storia, prima di allora lo hanno sentito suonare solo a Spaghetti Unplugged, un fortunatissimo open mic per artisti esordienti che ha animato le domeniche sera romane (poi anche bolognesi e milanesi), un giovanissimo Gazzelle si ritrova dinanzi ad una platea che si era stufata di quella musica precotta da talent e pretendeva, dunque, anche a costo di qualche scoordinamento tecnico, un po’ di autenticità, di onestà, qualcuno che riuscisse ad interpretare la propria realtà, una realtà che, come quella di adesso, non è che fosse brillante. Tant’è che è un attimo che Gazzelle, al secolo Flavio Pardini, viene scambiato per uno che compone canzoni tristi, ma quelle di Gazzelle non sono canzoni tristi, sono canzoni confortanti, che è tutta un’altra cosa. È il codice che, come cantautore, ha trovato per coinvolgere il pubblico nella propria visione musicale, per raccontarlo, non per metterlo dalla propria parte ma per far capire che lui sta dalla loro, come una controstar, esattamente l’opposto della plastificazione televisiva allegrotta che ci veniva impietosamente propinata e che non aveva – ne avrà mai nel tempo, adesso possiamo definitivamente decretarlo – alcun significato, alcuna sostanza.

Lo stile del cantautore romano

C’è qualcosa di diretto nella sua scrittura, qualcosa che fa centro, che decodifica i tuoi malumori e anche le tue reazioni, la caduta e la risalita, titolo, inizio, svolgimento e fine di un amore. Pacchetto completo. Dentro la discografia di Gazzelle ci trovi tutto ciò che ti può essere utile per affrontare i tuoi drammi ed uscirne non solo esausto dallo sfogo e capito, ma perfino in qualche modo arricchito. Dall’uscita di Quella te al concerto/evento dello scorso giugno, in uno Stadio Olimpico di Roma gonfio di fan, passano soltanto 85 mesi, uno sputo di tempo e si è già volatilizzato un capitolo della sua carriera. Gazzelle forse allora non ha paura di Sanremo come nessun uomo ha percezione della paura che prova quando viene al mondo, perché questa per lui è una rinascita, dai giovani virgulti dell’Olimpico agli smoking dell’Ariston il passo, in termini anche di comfort zone, può essere lungo, specie se ad assistere ci sarà, letteralmente, un paese intero. Un paese che Gazzelle affronterà forte della propria autenticità, del proprio meraviglioso e spudorato romanticismo, disegnerà ancora nell’aria rarefatta del Festival storie e sentimenti comuni, celebrando la poesia del solito, del minuscolo, delle immagini e delle storie che ci vedono protagonisti ogni giorno nel nostro intimo più sincero. Senza paura, appunto. Poi, al limite, a proteggerlo, ci saranno gli occhiali da sole, quelli che trasformano Flavio Pardini in Gazzelle, che tengono la distanza giusta, quella di protezione, quella che serve per riscrivere in musica le nostre vite dalla giusta angolazione.

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