Sharon Stone racconta i suoi incontri su Tinder: «Non cerco sesso ma l’amore»
Non è mai troppo tardi per trovare – anzi, ritrovare – l’amore, e questo è «l’anno giusto». A dirlo, in un’intervista a The Times, è l’attrice Sharon Stone, 65 anni, che per incontrare l’uomo con cui trascorrere il resto della sua vita ha scelto l’app di incontri Tinder. Diffusissima tra i giovani, e non solo, ma ha voluto subito mettere le cose in chiaro: «Mica sono su Tinder solo per scop**mi qualcuno. Così è facile, mica devi andare su Tinder per questo. Basta prendersi un caffè al bar o fare la spesa al supermercato per trovare uno con cui fare sesso. Non è difficile. Io invece cerco l’amore. E sento che questo è l’anno giusto, al 100 per cento». Ci aveva già provato con un’altra popolare app, Bumble, ma il suo profilo era stato bloccato perché ritenuto falso. Questa volta, l’attrice che con Basic Instinct è diventata una sex symbol in tutto il mondo, ha ottenuto la verifica dell’account sulla piattaforma, alla quale è iscritta con il suo vero nome e cognome.
Quattro incontri
L’amore dopo i 60 si può ancora trovare, si diceva, ma a nessuna età è una cosa semplice. Neanche per una donna come lei, star di Hollywood di indiscussa bellezza. Al quotidiano britannico rivela di quattro suoi incontri: due andati bene, due meno. Con un uomo, ha scoperto solo in seguito si trattasse di un ex detenuto, e quindi è stata tradita la sua fiducia. Con un altro, ha saputo di avere a che fare con un tossicodipendente da eroina «che si era fatto 20mila volte». Racconta: «Mi ha fatto vedere anche le foto. L’ho incontrato tempo fa nel giardino di un hotel di Bel Air e sono inorridita al suo arrivo. Allora ho chiesto al cameriere un bicchiere d’acqua, lui un cocktail all’assenzio. Fino a quando gli ho detto: “Scusa, non posso farcela, ciao”. E sono andata via». Come possono testimoniare praticamente tutti gli iscritti all’app, su Tinder si possono fare esperienze positive e negative. Così è stato anche per Sharon Stone, che è stata sposata due volte e ha tre figli adottivi: prima il matrimonio dal 1984 al 1990 con il produttore televisivo Michael Greenburg, poi con l’editore Phil Bronstein dal 1998 al 2003, con il quale ha adottato tre figli. Due, su Tinder, gli incontri che le sono rimasti nel cuore, avvenuti durante il periodo della pandemia. Legami che sono diventati relazioni e confidenze, ma non amore: «Un uomo che stava divorziando dalla moglie con due figli, un altro che aveva lasciato la ragazza poiché questa aveva deciso di abortire dopo essere rimasta incinta. L’ho aiutato a superare il trauma e lui ha aiutato me. Si, posso essere anche una buona psichiatra».
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