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Veneto, tribunali intasati dalle richieste di cittadinanza di migliaia di brasiliani: «Un rischio democratico per la Repubblica»

28 Gennaio 2024 - 15:29 Redazione
Il passaporto italiano, infatti, permette loro di spostarsi agevolmente nell'Unione Europea e anche negli Stati Uniti, grazie al «Visa Waiver Program»

«Comune di Val di Zoldo del Brasile, Stato del Rio Grande do Sul». Così il primo cittadino di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin, ha provocatoriamente definito il suo Comune. Una boutade che ironizza su un fenomeno in crescita: la mole di richieste per la cittadinanza italiana che pervengono in Veneto. E che per la stragrande maggioranza, scrive il Corriere, provengono da persone che arrivano dal Brasile. In secondo luogo, da Argentina e Venezuela. Questo perché il documento del nostro Paese non consente solo di spostarsi agevolmente per tutta l’Unione Europea, ma anche di arrivare negli Stati Uniti sfruttando il «Visa Waiver Program», che consente l’ingresso senza visto per fini turistici per un periodo fino a 90 giorni. La stima dei richiedenti va da 100mila a 150mila. E se questa platea di viaggiatori pensa di aver una soluzione agli ostacoli del suo percorso, sta creando non pochi problemi alla burocrazia nostrana.

Il peso dei ricorsi

A pesare sono, infatti, anche i ricorsi: in un anno ne sarebbero stati depositati 12mila (una media di mille al mese), e due ricorsi su tre riguardano proprio questo argomento. Oltre a intasare il ruolo civile del tribunale di Venezia, che in quanto sede distrettuale riceve molte cause da tutta la Regione, questo fiume di pratiche potrebbe anche portare a «una sorta di rischio democratico per la Repubblica, si pensi alle alterazioni dei quorum elettorali». Lo ha sottolineato il presidente della Corte d’appello Carlo Citterio a Palazzo Grimani, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Citterio ha poi spiegato che è stato reso di fatto «automatico il riconoscimento della cittadinanza pure a chi ha legami familiari molto remoti e nessun contatto con l’Italia. Bisogna valutare l’opportunità di una eventuale, tempestiva, saggia rivisitazione della disciplina». 

I precedenti

Per regolare il procedimento infatti è stata centrale una decisione della Cassazione di un paio di anni fa, che ha ampliato la platea dei possibili richiedenti della cittadinanza. Ed ha ammesso la possibilità di darla anche a coloro che hanno antenati italiani con lo ius sanguinis per via femminile. In seguito, è arrivato il decreto legge, che ha spostato la competenza dal tribunale di Roma alle varie sedi distrettuali di ogni regione. Provocando l’esasperazione dei Comuni.

«Daremo priorità – ha detto provocatoriamente De Pellegrin – alle pratiche dei cittadini italo brasiliani per scongiurare di esporre il Comune a ulteriori ricorsi, denunce o richieste di risarcimento. Ci occuperemo prima delle cittadinanze iure sanguinis e poi dei nostri residenti visto che questo vuole lo Stato. Comune di Val di Zoldo del Brasile, Stato del Rio Grande do Sul. Faremo svettare anche la bandiera brasiliana». La goccia che aveva fatto traboccare per il sindaco era stato il ricorso al Tar per mancata ottemperanza di una sentenza, notificato dal legale di uno dei neo cittadini-brasiliani in attesa che il suo nominativo venga trascritto come cittadino italiano nell’anagrafe del municipio. In segno di protesta, il sindaco aveva esposto la bandiera brasiliana sulla facciata del municipio, vicino a quella italiana ed europea.

Foto copertina: Corriere del Veneto

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