Guido Crosetto e i riservisti per l’esercito italiano: «Servono per difendersi in caso di attacco diretto»
Guido Crosetto dice che gli attacchi degli Houthi alle navi del Mar Rosso sono il nuovo capitolo di una guerra ibrida. Mentre la missione europea è urgente soprattutto per gli interessi italiani. Secondo il ministro della Difesa del governo Meloni «c’è una guerra commerciale in atto che vuole alterare le regole globali. Le navi russe e cinesi non vengono attaccate e la cosa viene annunciata apertamente. Questo crea un disallineamento commerciale, perché le loro merci hanno costi di trasporto e di assicurazioni inferiori, cosa che si riflette sui prezzi. È una guerra che si innesca su un’altra guerra». E nell’intervista che rilascia oggi a La Stampa annuncia che l’Italia si deve preparare al mondo che cambia e che serviranno riservisti «per difendersi insieme alle forze armate».
Le navi italiane nel Mar Rosso
Nel colloquio con Francesco Olivo Crosetto prima spiega cosa faranno le navi italiane nel Mar Rosso: «Noi non possiamo bombardare, a meno che ci sia una risoluzione internazionale o la richiesta di un Paese amico. Possiamo rispondere agli attacchi, magari anche anticipandoli». Aggiunge che ci saranno dei passaggi formali in Parlamento. Poi chiosa: «Abbiamo costruito regole con l’idea di un mondo sempre pacifico, di nazioni che non invadono le altre, di guerre che non incidono sul benessere dei nostri cittadini. E invece ci ritroviamo in un mondo diverso, in cui gli attori che lo stanno destabilizzando, Iran, Russia e Corea del Nord, hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della Nato». Il worst case scenario, spiega il ministro, «è doversi difendere sul proprio territorio. Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani».
Il ruolo delle forze italiane
Per questo bisogna cambiare il ruolo delle forze armate italiane: «Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile. Le forze armate, in questo quadro, al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole». E quindi propone di creare una riserva militare: «Noi non vogliamo la guerra, i riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica. Come in Svizzera che non partecipa a conflitti da secoli ma è pronta a difendersi». Crosetto la immagina come una forza «di volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate. I militari dovranno specializzarsi sempre di più, ma poi serve un bacino più ampio».
Come funziona
Infine, Crosetto spiega come funzionerebbe la svolta dei riservisti: «Le faccio un esempio: se io ho bisogno di esperti di intelligenza artificiale o di hacker, con le regole ed il trattamento economico del pubblico impiego, non li troverò mai». E ancora: «Per la riserva esiste già una delega del Parlamento». Per Crosetto «è una vicenda legata alla guerra di Gaza. Anche per questo bisogna trovare una soluzione rapidamente».
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