L’amarezza di Liliana Segre al New York Times: «Con l’odio e le guerre nel mondo temo di aver vissuto invano»
«Temo di aver vissuto invano». A dirlo è Liliana Segre, testimone e sopravvissuta ad Auschwitz, in una lunga intervista al New York Times. «Perché ho sofferto per 30 anni a condividere fatti intimi della mia famiglia, del mio dolore, della mia disperazione. Per chi? Perché?», incalza con amarezza la senatrice a vita parlando del ritorno preoccupante dell’antisemitismo, provocato anche dalla guerra in corso a Gaza tra Israele e Hamas. Così le preoccupazioni di Segre, già manifestate a più riprese in altre occasioni, finiscono ora anche sulla stampa internazionale. Intervistata dal corrispondente del quotidiano americano Jason Horowitz nella sua casa a Milano, ha raccontato la sua storia e il lavoro educativo che da decenni porta avanti tra i banchi di scuola italiani, a partire dalla sua testimonianza di quando da piccola venne espulsa da scuola a causa delle leggi razziali di Benito Mussolini.
«Inorridita anche da quanto succede in Russia e in Europa»
Dal tentativo di fuggire dall’Italia alla deportazione dalla stazione ferroviaria di Milano, fino ai campi di sterminio di Auschwitz: il racconto di Segre attraversa tutti i crimini della Shoah vissuti sulla propria pelle. E a fronte di quanto sta accadendo nel mondo e del clima generale di odio, si chiede se non sia stato tutto fiato sprecato. Il massacro in corso a Gaza la lascia «disgustata» e la guerra in Ucraina la interroga, soprattutto in riferimento al presidente russo Vladimir Putin: «Chi è questo, un altro Hitler?». A nausearla è, infine, anche il vento che soffia sempre più a destre in Europa, con «l’ascesa dell’estrema destra in Francia e Germania».
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