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Filippo Mosca come Ilaria Salis, la denuncia della madre: «Detenuto in Romania in condizioni disumane tra cimici e ratti»

02 Febbraio 2024 - 08:34 Redazione
«Non sta bene, ha bisogno di assistenza sanitaria. L'ambasciata non ci aiuta»

Filippo Mosca, 29enne detenuto in carcere in Romania, si profila come un nuovo caso Salis. Si tratta di un giovane condannato a 8 anni e 6 mesi con l’accusa di traffico internazionale di droga. La madre Ornella Matraxia è disperata e da maggio dello scorso anno continua a chiedere aiuto affinché il figlio venga tirato fuori dal carcere rumeno in cui, stando al suo racconto, vive in condizioni disumane. L’igiene è zero: i detenuti sono costretti a pulirsi con stracci sporchi, i materassi sono invivibili e sono infestati dalle cimici. Un racconto che ricorda quello denunciato da Ilaria Salis, la 39enne italiana in carcere in Ungheria con l’accusa di aver aggredito due neonazisti. Il dramma del 29enne ha inizio a maggio dello scorso anno, quando arriva in Romania con la sua fidanzata per una vacanza dedicata al festival musicale “Mamaia”, un evento che si tiene annualmente a Costanza. In quell’occasione, una conoscente ha chiesto loro di far recapitare al loro hotel un pacco che non riusciva a ricevere. Solo in seguito, all’arrivo della polizia, Filippo e la ragazza si sono resi conto che dentro c’erano droghe come hashish, ketamina e mdma, sufficienti per un’accusa di traffico internazionale. Lei è stata rilasciata dopo una notte, lui no. Nonostante la destinataria del pacco lo abbia scagionato e dalle perquisizioni non sia emerso nulla, Filippo è stato condannato a 8 anni

La storia

«Filippo non sta bene, ha bisogno di assistenza sanitaria, farmaci che l’amministrazione non gli fornisce, dovrebbe seguire una dieta specifica, ma allo spaccio del carcere può comprare solo scatolame e insaccati», racconta la madre di Filippo a la Repubblica che sottolinea come anche la Farnesina abbia rilevato diverse incongruenze nella condanna del 29enne. «Mi ha raccontato che una detenuta si è suicidata e altri spesso tentano di fare lo stesso. Ho paura che si faccia o gli facciano del male», aggiunge. Preoccupata anche Claudia Crimini, la fidanzata del giovane. «È sempre più stanco, nervoso, depresso, sembra che non gli importi più di nulla. È chiuso in una cella sporca con trenta persone, invasa da ratti e insetti, autorizzato a fare una sola doccia a settimana, senza una coperta», dice la ragazza che oggi tornerà a trovarlo. L’udienza per ottenere gli arresti domiciliari, chiesti dai legali di Filippo, sarà 12 febbraio. Ad aprile inizierà il processo d’appello. La famiglia, intanto, denuncia di sentirsi abbandonata dalle istituzioni: «Ho provato più volte a scrivere all’ambasciata, ma è stato tutto inutile. Mi hanno solo chiesto di scrivere altre email. Ci hanno spiegato di non poter intervenire nel procedimento ed è normale. Ma non hanno assistito neanche ad un’udienza. Sarebbe stato un segnale importante, ma ci hanno lasciato da soli».

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