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Né con Trump né con Biden? Travaglio difende Giuseppe Conte: «Provinciale schierarsi nelle elezioni Usa» – Il video

04 Febbraio 2024 - 20:36 Diego Messini
Per il direttore del "Fatto Quotidiano" il rifiuto di scegliere tra i due probabili contendenti alla Casa Bianca è giustificato. Ma Pd e M5s dovrebbero comunque allearsi

È passata una settimana esatta da quando Giuseppe Conte, negli studi di Che Tempo Che Fa, si è rifiutato di dire se preferirebbe Joe Biden o Donald Trump come prossimo presidente degli Stati Uniti. «Con l’uno o con l’altro, se mi trovassi ad avere una nuova responsabilità di governo, cercherei un dialogo», disse a Fabio Fazio il leader M5s, rilevando che certo «uno potrebbe essere più vicino alla sfera progressista e l’altro no, ma per esempio sulla guerra potrebbero invertirsi le cose». Meglio tenersi equidistanti insomma. Una posizione che ha scatenato polemiche nei giorni successivi, soprattuto nel fronte del centrosinistra: può davvero il Pd di Elly Schlein allearsi con una forza il cui leader non è in grado di prendere le distanze da colui che ha sobillato un tentato colpo di Stato negli Usa e gioca quotidianamente col fuoco di teorie del complotto e proclami di estrema destra? Fazio questa sera ha girato la domanda al giornalista probabilmente più vicino negli ultimi anni a Conte: Marco Travaglio. Che è rimasto impassibile in nome della fedeltà all’amato ex premier. «Trovo segno di un incredibile provincialismo questa corsa a doversi schierare prima di un’elezione in un altro grande Paese», ha obiettato il direttore del Fatto Quotidiano, “ratificando” di fatto la risposta di sette giorni prima di Conte. La risposta migliore a chi pone domande di questo tipo, ha rivoltato la frittata Travaglio, sarebbe quella che diede poco più di un anno fa Sergio Mattarella a quella ministra francese che insinuava a sua volta dubbi sulla tenuta dell’Italia dopo l’arrivo al governo di Giorgia Meloni e dei suoi: «L’Italia sa badare a se stessa». Come a dire che il Belpaese non ha bisogno di precipitarsi a schierarsi di qua o di là nei processi elettorali di altri Paesi, pur grandi e influenti. Così, per lo meno, sostiene Travaglio. Secondo il quale quello guidato da Conte con le forze progressiste è stato comunque probabilmente «il miglior governo degli ultimi 30 anni» e dunque, certo, una nuova alleanza tra «un Pd rinnovato e un M5s maturato» sarebbe del tutto benvenuta. Con buona pace delle diatribe americane.

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