La figlia di Francesco Cossiga e il disturbo bipolare del padre: «Parlava dell’omino bianco e di quello nero»
Anna Maria Cossiga, saggista e docente di antropologia culturale, è la figlia dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. In un’intervista al Corriere della Sera oggi ricorda il padre: «Molto severo. Un po’ rigido. Non dovete pensare al picconatore, o al presidente emerito, giocoso e allegro. Da giovane era molto serio. Prima di andare al cinema controllava il giudizio di Famiglia Cristiana. Noi volevamo vedere American Graffiti…». Nel colloquio con Aldo Cazzullo Anna Maria ricorda che il padre «ci faceva disegnare le bandiere di tutti i Paesi, per prima quella del Regno Unito, così complicata, ma anche degli Stati africani. Poi ci insegnava gli inni nazionali, bofonchiando. Non l’ho mai sentito cantare in vita mia. Però adorava ascoltare l’inno della brigata Sassari. Muoveva le braccia come per dirigerlo ed era felicissimo».
La fede
La figlia ricorda che il padre era molto devoto: «Credeva fortemente in Dio, anche se non gli piaceva che il Vaticano si impicciasse con lo Stato». Lei, invece, «dopo il partito sardo d’azione e il partito repubblicano, votavo comunista. Babbo mi chiamava la bolscevica, la miscredente». Ricorda anche che suo fratello poteva andare in discoteca e lei no: «“Figlia mia, una brava ragazza in discoteca non ci va”. Quando feci il primo buco nelle orecchie si arrabbiò molto: “Figlia mia, cosa ti è venuto in mente, sembri una selvaggia!”. Sulla massoneria, Anna Maria rivela che «suo nonno Francesco era massone: trentatré di rito scozzese. Lui no: troppo cattolico. Però andava orgoglioso del nonno». Mentre su Moro ricorda che «babbo era umanamente disperato. Si decise di anteporre lo Stato. Lui era d’accordo, ma fu un colpo terribile. Subito gli venne questo ciuffo di capelli bianchi…».
La separazione
Anna Maria ricorda anche la separazione dei genitori: «Mia madre non voleva diventare una persona pubblica. Quindi preferisco non parlare di questo». C’era però una donna che affascinava il padre: «Margaret Thatcher. Con lei era galante, le mandava fiori, si scrivevano. Rimasero in contatto anche quando lei lasciò il governo. Certo, era una fascinazione politica: la lady di ferro. Stimava molto anche Kohl. Meno Mitterrand. Babbo non era filofrancese, preferiva gli anglosassoni. Era un amerikano con la kappa». Sulle dimissioni: «Ero a casa di amici, tutti attaccati alla tv, e io ero terribilmente a disagio. Ho sempre vissuto come un problema essere “la figlia di”. Poi babbo partì per il suo rifugio: l’Irlanda».
Il disturbo bopolare
Anna Maria ricorda che il padre «curava la depressione. Era bipolare. Lui stesso parlava dell’omino bianco — gioioso, allegro — e dell’omino nero, che vedeva tutto negativo. È una delle tante cose che ha passato anche a me, anche se in forma più leggera. Ma mi ha insegnato anche a non vergognarmi di avere un disagio psicologico». Poi si ammalò: «Nell’ultimo anno vedeva solo nero. Era come se non avesse più voglia di vivere. Veniva un sacerdote, un grande amico ancora adesso, don Claudio Papa, a portargli la comunione. Cadde in coma, poi si svegliò, sembrava potesse riprendersi; invece ebbe una perforazione all’intestino, e se ne andò».
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