L’avvocata Annamaria Bernardini De Pace: «I genitori dei bambini indotti al cambio di genere vanno denunciati»
L’avvocata Annamaria Bernardini De Pace ha segnalato al ministro Schillaci il caso della terapia del blocco della pubertà che ha portato all’ispezione dell’ospedale Careggi di Firenze. E oggi in un’intervista a La Verità dice che lo ha fatto perché «i bambini sono indotti al cambio di genere dai genitori. Non voglio accusare nessuno, sia ben chiaro, ma la mia impressione è che alcuni genitori si vergognano di avere figli con all’apparenza un orientamento omosessuale. Quindi piuttosto che accettare un figlio gay preferiscono dire che è transgender e metterlo in condizione di essere o uomo o donna. Le conseguenze psicologiche per un ragazzo sono spesso devastanti». Ma secondo l’avvocata «ci sono anche conseguenze legali. Il ragazzo potrebbe rivalersi sui genitori con una causa per danni fisici e morali, essendo stato privato della libertà decisionale e avendo subito anche lesioni nel corpo».
La tesi
La tesi di Bernardini De Pace è che «siamo di fronte a genitori che non riconoscono ai figli il diritto primario alla libertà. Quando vedono manifestazioni che esprimono secondo loro un orientamento sessuale diverso, per rendere la cosa meno imbarazzante dicono che non è un problema di orientamento sessuale ma di identità sessuale. E pensano che siano nati in un corpo di uomo volendo essere donna, o viceversa». Secondo l’avvocata non è vero che chi ha la disforia di genere presenta tendenze suicide: «Ne ho parlato con psicologi che me lo hanno escluso. E comunque ci sono molti altri modi per risolvere eventualmente questo problema senza ricorrere al blocco della pubertà». Dice anche di non essere entrata in contatto con situazioni simili, ma aggiunge che «ho letto un articolo su questo evento che mi ha sconvolto emi sono posta una serie di domande: questi genitori hanno responsabilità genitoriale, vogliono riconoscere ai figli la libertà di decisione?».
La denuncia
Per questo ha subito scritto «al ministro della Salute che mi ha risposto in tempi brevissimi. Mi ha detto che ritiene grave il problema e che se ne sta interessando e sta facendo indagini. Sono rimasta sorpresa e ammirata da un’istituzione che mi ha risposto con tempestività». Bernardini aggiunge che il minore «può chiedere un risarcimento danni e io mi dichiaro a disposizione di tutti quei diciottenni che hanno subito questa terapia e non avrebbero mai voluto farla. Il fatto che molti ragazzi non completano la transizione ad altro genere, dimostra che dietro c’è stata una coercizione, che non era una loro decisione». Infine: «Una psicologa mi ha detto chela disforia di genere può essere affrontata con la psicoterapia e, al termine della terapia, il paziente o trova un’unica identità o preferisce restare bisex. Ma almeno non c’è un intervento farmacologico».
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