Con le Europee torna Samarcanda, Michele Santoro e Sandro Ruotolo entrambi candidati. Ma stavolta come rivali
Il conduttore non ha ancora sciolto la riserva e non risponde alla domanda diretta quando glielo chiedono (l’ultima volta a Di Martedì, il 30 gennaio, interrogato insistentemente da Giovanni Floris) ma la sfida potrebbe essere imminente. Michele Santoro e il suo storico inviato e caporedattore di punta Sandro Ruotolo – da Samarcanda a Servizio Pubblico, passando per Moby Dick per un totale di 25 anni – rischiano di essere entrambi candidati alle Europee. Una sfida che potrebbe rivelarsi anche molto dura se i due puntassero al collegio Sud, visto che sono nati e cresciuti in Campania, Santoro a Salerno e Ruotolo a Napoli, e il conduttore potrebbe rivelarsi uno dei pochi eletti della lista che si appresterebbe a guidare. E sulla quale per la verità – l’ultima riunione è stata oggi pomeriggio – ha ancora qualche remora.
Sandro Ruotolo e il legame con Schlein
Sandro Ruotolo nonostante la lunga carriera di inviato e i tanti scoop non è neppure più considerato in “quota giornalisti”, come la chiama qualcuno. Dopo la presenza al Senato la scorsa legislatura, prima come indipendente di centro-sinistra e quindi per Liberi e uguali, è entrato a far parte della segreteria del Pd di Elly Schlein come responsabile Informazione. E in Campania è l’avanguardia della battaglia contro l’era dell’attuale governatore campano Vincenzo De Luca, nelle prossime candidature come nei congressi che potrebbero svolgersi (anche quello regionale) prima delle Europee. Il suo nome è tra quelli in prima linea per Strasburgo più o meno da un anno, giusto il tempo per la segretaria – eletta lo scorso 26 febbraio – di comporre la sua squadra. “Io sono a disposizione, se Elly Schlein e la segreteria lo decidono, certo”, ha detto al Corriere subito prima di Natale.
La scelta di Santoro
Santoro è stato già eletto una volta a Strasburgo, esattamente vent’anni fa con l’Ulivo di Prodi, salvo dimettersi un anno dopo, e ha in mente un programma più complicato, di cui in diverse occasioni ha parlato anche pubblicamente ma che finora non ha preso una forma definitiva: una lista per le Europee apertamente pacifista, soprattutto in relazione al conflitto in Ucraina, e sulla quale dovrebbe convergere la sinistra-sinistra, ovvero Unione popolare (la lista con frontman Luigi De Magistris, sostenuta anche da Pap e Rifondazione comunista). Il progetto sembrava procedere tutto sommato bene fino a che non è esploso il conflitto tra Israele e Palestina, con i sanguinari attentati di Hamas e la lunga e violenta reazione israeliana. E le differenti posizioni sono diventate più evidenti il 27 gennaio, quando Unione popolare ha scelto di continuare a sostenere le manifestazioni in piazza in solidarietà a Gaza, sebbene l’appuntamento coincidesse con la Giornata della Memoria della Shoah. “Non andava fatta una manifestazione il giorno della Shoah, quella giornata va lasciata ad un dolore che non ha uguali – ha poi commentato Santoro in tv, pur facendo seguire la condanna ad un appello al popolo ebraico – capisco che la comunità ebraica internazionale, avendo subito qualcosa che nessun altro ha subito, sia incapace di sentire il dolore degli altri, ma dobbiamo dire agli ebrei che devono essere loro i primi a rompere questa morsa e schierarsi in favore delle vittime innocenti”. Quindi, all’ennesima domanda sulla candidatura, un discorso prudente: “Il mio unico patrimonio è la mia credibilità. Il mio problema non è candidarmi io ma portare a Bruxelles un gruppo che coerentemente faccia una battaglia contro la guerra, per lottare per uscire dal sistema di guerra. Se ho queste garanzie farò la lista, devo però costruire qualcosa di cui non mi devo vergognare il giorno dopo”. La discussione con Pap e Up prosegue, per ora senza strappi (anche se prosegue in parallelo pure il corteggiamento da parte del M5s di Giuseppe Conte). In ogni caso, Santoro ha dato una deadline: entro fine febbraio deciderà se e con chi candidarsi. E se la scelta dovesse essere per il sì, la sfida con l’ex inviato di punta sarà inevitabile.