Meloni fulmina Sgarbi: «Accolgo le sue dimissioni. Altri casi? Solo su di lui si è pronunciata l’Antitrust» – Video
Il percorso di Vittorio Sgarbi come sottosegretario alla Cultura si chiude qui. Se qualcuno aveva dubbi basta il gelo di Giorgia Meloni da Tokyo per fugarli: «Trovo corretta dopo il pronunciamento dell’Antistrust (la scelta di dimettersi ndr) per cui accolgo le dimissioni». Nessuno spazio alle verifiche su altri casi di incompatibilità lanciate dal quasi ex sottosegretario in una lettera al Corriere della Sera: «Quando ci verrà chiesto come abbiamo fatto con lui. Io ho atteso ad avere degli elementi oggettivi, mi auguro che Sgarbi che ha potuto contare su un governo che attendeva degli elementi oggettivi non si aspetti che quello stesso governo decida per altri con elementi che non sono oggettivi perché sarebbe obiettivamente eccessivo».
La posizione di Sgarbi
Sgarbi dal canto suo, in mattinata, ha continuato a ripetere che è dimesso a metà perché vuole fare prima ricorso al Tar e poi andar via: «Confermo le mie dimissioni, che saranno esecutive alla fine del percorso amministrativo che prevede il pronunciamento del Tar dopo il mio ricorso. Me ne andrò anche nel caso di una sentenza favorevole. Intanto mi autosospendo. Ma non voglio, con le mie dimissioni immediate, ostacolare il procedimento del Tar che prevede la sospensiva della delibera Antitrust». Secondo il sottosegretario bisogna fornire alla premier un quadro chiaro, anche se lei mostra di avercelo chiarissimo: «Deve avere un quadro chiaro delle mie incompatibilità prospettate dall’Antitrust in termini arbitrari e contraddittori, senza una valutazione comparativa di altre palesi incompatibilità di membri dell’esecutivo».
Il ruolo del Parlamento
Se Sgarbi vuole aspettare non è detto che il Parlamento faccia altrettanto. La mozione delle opposizioni con cui si chiede al governo di revocare la nomina a sottosegretario per Vittorio Sgarbi è ancora nel calendario dei lavori dell’Aula della Camera per la prossima settimana. E finché il sottosegretario non si sarà dimesso non decadrà, perché certamente non basta l'”autosospensione”, figura giuridica incerta, per evitare la sfiducia. La mozione è calendarizzata per il 15 febbraio e non è chiaro se al m momento ci sia qualcuno nella maggioranza disposto a battersi perché i tempi siano ulteriormente allungati.
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