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Liti epocali, scandali e (finti?) suicidi, i cinque fuori programma che hanno fatto la storia di Sanremo. Fino a stasera…

06 Febbraio 2024 - 10:30 Gabriele Fazio

Sanremo 1986: il pancione della Bertè.

Anno 1986, Loredana Bertè è una delle più eccentriche, anticonformiste e seguite artiste del panorama italiano; è una donna emancipata, forte, con un’attitudine rock oggettivamente mai vista prima in Italia, non in una donna, proprio in generale. Viene convocata per la prima volta al Festival di Sanremo e decide di portare in gara il brano Il Re, scritto per lei da Mango, uno di quelli che avrebbe dovuto far parte di un intero album in collaborazione con l’indimenticabile cantautore lucano. L’idea di Mango è di partecipare con Io nascerò ma Loredana Bertè non era ai tempi e nemmeno oggi un’artista con la quale è facile scendere a compromessi, così risponde che se dev’essere Sanremo sarà con Il Re. L’esibizione è una delle più sensate e mitiche provocazioni mai avvenute sul palco del Teatro Ariston, da far scappare un sorriso rispetto a fiori calciati e chitarre spaccate, come succederà negli anni successivi. Loredana Bertè si presenta in scena in abito di pelle nera chiodato, gigantesche spalline in puro stile anni ’80 ed un evidente finto pancione. La volontà, precisa, poi soddisfatta, è quella di raccontare la forza delle donne, cantando il brano e accennando, insieme a due ballerine (anch’esse incinte), un balletto che farà storia, meraviglioso, degno di un classico di Quentin Tarantino, e sfidando e sconvolgendo l’italico cattolicesimo ultrà dell’epoca.