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Assalto a Capitol Hill, la corte Usa respinge la difesa di Trump: «Nessun’immunità presidenziale, vada a processo»

06 Febbraio 2024 - 17:39 Simone Disegni
Lo scudo «non può durare anche dopo la fine dell'incarico», scrivono all'unanimità i tre giudici d'appello. Il tycoon farà ricorso alla Corte Suprema

Donald Trump non può avvalersi dello scudo dell’immunità presidenziale di fronte alle accuse di aver tramato per capovolgere il risultato delle elezioni del 2020, dunque l’ordine democratico negli Usa. Lo ha stabilito oggi la Corte d’Appello del Distretto di Columbia, respingendo la tesi della difesa del tycoon. «Nell’ambito di quest’inchiesta penale, l’ex presidente Trump è diventato il cittadino Trump», scrive nella sentenza la corte. Altrimenti detto, può avvalersi di «tutte le difese di qualsiasi altro imputato, mentre qualsivoglia immunità che lo abbia protetto durante il suo mandato da presidente non lo protegge più da queste accuse». Il verdetto è stato pronunciato all’unanimità dai tre giudici che componevano la corte nel caso. «Non possiamo accettare (il principio secondo il quale) l’incarico di presidenza ponga chi l’ha ricoperto al di sopra della legge per tutto il tempo seguente», scrivono ancora.

Cosa sosteneva la difesa

Respinta, dunque, la tesi sostenuta dalla difesa secondo cui le condotte di Trump sotto scrutinio – dalle prime reazioni a caldo dopo il voto del 3 novembre 2020 sino all’assalto al Congresso dei suoi fedelissimi il 6 gennaio 2021 – fossero parte dei suoi «doveri ufficiali come presidente» e dunque protetti dall’immunità del ruolo. I legali del tycoon chiedevano fosse riconosciuto il principio secondo cui è possibile procedere penalmente contro un ex presidente soltanto nel caso in cui questi sia stato rimosso dal suo ruolo a seguito di una procedura d’impeachment (Trump è stato messo in stato d’accusa due volte dalla Camera durante la sua presidenza, ma in entrambi i casi il Senato a maggioranza Repubblicana lo ha poi salvato).

Che succede ora

Il verdetto della Corte d’Appello federale rappresenta un colpo severo per Trump, come sottolinea anche la Cnn, nel momento in cui s’avvicina a passi da gigante l’ufficializzazone della sua nomination come candidato Repubblicano alla rielezione il prossimo novembre. I maggiori sondaggi nazionali lo danno al momento davanti a Joe Biden in un ipotetico «rematch» della sfida del 2020. I cui strascichi giudiziari pendono però sulla campagna elettorale a venire. La sentenza di oggi avvicina infatti la possibilità di un processo senza precedenti a un ex presidente per aver tentato di sovvertire l’ordine costituzionale del Paese. Nonappena giunta la notizia, un portavoce di Trump ha fatto sapere che la difesa farà ora ricorso contro il verdetto: a dare il suo responso definito sul caso sarà ora la Corte Suprema, dove vi è una solida maggioranza di giudici di orientamento conservatore.

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