Il grido delle studentesse dell’Università di Torino: «Molestie da professori e compagni, ma l’ateneo non fa nulla»
C’è chi racconta di un professore che «mi ha accarezzato la gamba per complimentarsi». Chi dice di essersi sentita a disagio per un dipendente della biblioteca che faceva «battute sul mio aspetto e ammiccava». Chi parla di un compagno di corso che «mi ha toccato più volte senza il mio permesso mentre studiavamo». E chi ricorda i commenti sessisti fatti da un ricercatore di filosofia. Tutte queste testimonianze, e molte altre, sono state affisse ieri sulle colonne del rettorato dell’Università di Torino. Un gruppo di studentesse e studenti dell’ateneo piemontese si è dato appuntamento per denunciare i numerosi casi di molestie che si sarebbero verificati in università. Tutti i messaggi affissi sui muri sono anonimi e si riferiscono a casi non sempre segnalati agli uffici competenti dell’università. Anche perché, si legge in uno dei biglietti appesi, «non sapevo a chi rivolgermi e non volevo espormi per paura di essere considerata esagerata».
L’accusa ai vertici dell’università
Alla manifestazione che è andata in scena ieri di fronte all’Università di Torino c’era anche l’associazione Non una di meno. E accanto alle testimonianze delle presunte molestie, c’è chi punta il dito contro i vertici dell’ateneo: «Ci proteggono le nostre sorelle, non UniTo», si legge su uno striscione esposto durante il presidio. Il corteo degli studenti è arrivato fino al rettorato in via Po, dove era in corso il Senato accademico. Il collettivo che ha organizzato la protesta ha istituito un osservatorio specifico sui casi di molestie, che ha raccolto testimonianze e racconti degli studenti tramite un questionario. «Diverse testimonianze di violenze sono state riferite al Comitato unico di garanzia, organo dell’università, ma nulla è stato fatto», denunciano gli studenti.
La risposta del rettore
A rispondere alle accuse, sulle pagine di Repubblica, è proprio la presidente del Comitato unico di garanzia dell’Università di Torino, Mia Caielli: «Non ho molto compreso la narrazione. Non possiamo negare che ci siano casi di molestie, altrimenti non avremmo organi preposti», spiega Caielli. A proposito delle segnalazioni ricevute dagli studenti, aggiunge che «come presidente ne ho ricevute meno di cinque in due anni» e sono state comunque inoltrate a un’avvocata esterna per i dovuti approfondimenti. A esprimersi sulla protesta degli studenti è anche il rettore di UniTo, Stefano Genua, che si schiera al fianco delle studentesse che hanno dato vita al presidio: «Dentro l’università, come in ogni altro ambito del nostro vivere civile, non deve trovare spazio alcuna forma di violenza sulle donne. UniTo unisce la sua voce a quella di studentesse e studenti che questa mattina hanno denunciato episodi che non devono più accadere».
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