Che sorpresa Il Tre: l’Underdog cuore di mamma di Sanremo 2024
«Chiamatemi folle, io ci credo» dice Guido Luigi Senia in telecamera, nel dubbio ha deciso di immortalare il momento sui social; poi lo sguardo verso l’alto, verso la tv, seduto su un letto disfatto, un simpatico cagnolino accanto che reclama attenzioni, la voce di Amadeus che sta annunciando la classifica finale della serata. Quinto posto di Mr. Rain, un velo di delusione oscura il viso ma, è evidente, non la speranza, uno sguardo al cagnolino come a dire «Dai, speriamoci ancora». Tocca a Giorgia annunciare la quarta posizione, il nome è quello che Guido Luigi Senia stava aspettando: Il Tre. Questo perché Guido Luigi Senia è Il Tre; così il tempo nella camera d’hotel si blocca, le mani sopra la testa, una faccia che si dipinge di incredulità, come di chi sperava in una cosa sulla quale non valeva nemmeno la pena sperare, del genere non succede ma se succede…. Si volta verso qualcuno fuori dall’inquadratura, le mani si spostano verso la bocca, lo raggiunge, urlano, atterrano sul letto felici mentre il cagnolino abbaia confuso e lui, Guido Luigi Senia, Il Tre, esclama commosso: «Non può essere! Non può essere vero!». Il video sta schiacciando di view il web, un gesto di umanità che coinvolge, la sensazione di essere parte della trama di questa 74esima edizione del Festival di Sanremo, su trenta artisti, in gara contro dichiarati hitmaker, non una cosa troppo scontata. Certo, l’esibizione è andata bene, a proposito di umanità, il momento della consegna dei fiori alla mamma seduta nella platea, sulla quale più volte, durante la canzone, indugiano le telecamere Rai, ha ricordato al pubblico come e quanto dietro ogni artista si nasconda una storia che va oltre le dinamiche discografiche, le classifiche, i dati, lo share, gli stream e che si riduce ad un teatro, piccolo, come piccolo, a dispetto di quanto diventi l’ombelico d’Italia una settimana l’anno, è l’Ariston, e una mamma, orgogliosa, che accompagna con lo spirito il figlio sul palco, commossa.
D’altra parte Il Tre proviene da un ambiente che per anni è stato considerato praticamente l’opposto di Sanremo, il rap, una scena che per anni ha risposto allo snobismo del Festival con altrettanto feroce snobismo. Il salto in una major è pressoché immediato, l’efficace attività social attira le attenzioni della Atlantic Records, parte del gruppo della Warner Music Italy, con la quale firma nel 2018. Lì la scelta del nome d’arte, Il Tre, un numero a lui caro essendo nato il 3 (settembre) ed essendo tre in famiglia. Poi la scalata della classifica FIMI, singolo dopo singolo, il successo online, su quel mercato parallelo che nel frattempo si è creato e che sta diventando la casa degli appassionati di musica. Una casa che va in frantumi quando nel 2021 esce Ali – Ultima notte, all’interno, oltre ai featuring con alcuni dei rapper più seguiti del game italiano, da Mostro a Nayt, fino a Clementino ed Emis Killa, Cracovia, pt. 3 e Te lo prometto, due dei suoi singoli di maggior successo. Il Tre è certamente da inserire tra i liricisti del rap, ovvero quella declinazione della disciplina che strizza l’occhio al cantautorato impegnato, che non si adagia sulle trite e ritrite tematiche da gangster movie. E, chissà, magari è stato questo a convincere Amadeus ad ingaggiarlo per questa sua ultima avventura da direttore artistico del Festival, questa libertà che Il Tre si è preso di dedicarsi alla propria espressività, evitando la scia del rap che va, infuocato da un’esigenza artistica superiore e, certamente, più autentica.
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