Israele vieta l’ingresso nel Paese all’inviata Onu Francesca Albanese: «Deve essere rimossa subito dal suo incarico»
L’inviata del consiglio dei diritti umani dell’Onu Francesca Albanese non potrà entrare in Israele. Tel Aviv ha deciso di negarle l’ingresso nel Paese. Una scelta, fanno sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, legata «alle sue oltraggiose affermazioni che “le vittime del massacro del 7 ottobre non sono state uccise per la loro ebraicità ma in risposta all’oppressione israeliana”». Per il ministro degli Esteri, Israel Katz, «Il tempo del silenzio ebraico è passato», si legge su X. «Affinché l’Onu riacquisti credibilità, Antonio Guterres (Il segretario generale delle Nazioni Unite, ndr) deve denunciare inequivocabilmente le dichiarazioni antisemite della loro “inviata speciale” Francesca Albanese e rimuoverla immediatamente dal suo incarico. Impedirle l’ingresso in Israele servirà a ricordare duramente le atrocità commesse da Hamas, compreso lo spietato attacco agli innocenti». Due giorni fa, la funzionaria italiana, rispondendo a un post di Le Monde, aveva scritto: «Il più grande massacro antisemita del nostro secolo? No, signor Emmanuel Macron. Le vittime del 7 ottobre non sono state uccise a causa del loro giudaismo, ma in risposta all’oppressione di Israele. La Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedirlo. I miei rispetti alle vittime».
February 12, 2024
La replica di Albanese: «Affermazioni oltraggiose»
Tempestiva la replica della funzionaria Onu che all’AdnKronos ricorda come abbia «condannato fin dal primo momento i crimini di Hamas nei confronti dei civili israeliani». Tuttavia, sottolinea Albanese, «sono due anni che Israele mi nega di fare il mio lavoro come chiesto dall’Onu non facilitando il mio ingresso nel Territori palestinesi occupati. E sono 17 anni che lo fa nei confronti di tutti i relatori speciali, anche a 3 dei miei predecessori», precisa l’inviata speciale delle Nazioni Unite, spiegano inoltre che «le affermazioni tra virgolette oltraggiose consistono nel fatto che ho risposto a quello che il presidente francese definiva essere stato il più grande attentato antisemita dalla seconda guerra mondiale».
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