Anche Chiara Ferragni impugna il provvedimento dell’Antitrust (e scarica la donazione su Balocco): «Era tutto concordato sul contratto»


Dopo Balocco anche Chiara Ferragni ha deciso di impugnare (come già aveva annunciato d’altronde) il provvedimento dell’Antitrust. A riportarlo è il Messaggero, in un articolo in uscita il 14 febbraio. Da quel provvedimento, che ha portato a una sanzione milionaria per Ferragni sono arrivati solo guai. Dopo un esposto del Codacons, l’influencer è stata iscritta nel registro degli indagati per truffa aggravata dalla procura di Milano insieme all’ad di Balocco. Ma stavolta la strategia legale della moglie di Fedez, finora rimasta sconosciuta, si inizia a intravedere. Secondo quanto anticipato da Il Messaggero al centro della controffensiva c’è la donazione di 50mila euro da parte di Balocco all’Ospedale infantile Regina Margherita di Torino, pubblicizzata sui pandori venduti in collaborazione con l’influencer nella stagione invernale 2022-2023. Nelle 34 pagine di ricorso al Tar Ferragni contesta le due multe arrivate alle due società Tbs Crew e Fenice Srl – rispettivamente di 675mila e 400mila euro, definendole una misura «del tutto sproporzionata rispetto alla gravità e alla durata della condotta». «In nessun caso è stato rappresentato che l’acquirente avrebbe partecipato alla donazione con il suo acquisto e che la differenza di prezzo tra l’edizione limitata del pandoro “Pink Christmas” e il pandoro tradizionale Balocco sarebbe stata destinata a tale iniziativa benefica», si legge nel ricorso.
I 50 mila euro? La donazione, per contratto, spettava alla Balocco. E i soli 50mila sono giusti (per le vendite fatte)
Sul tavolo la donazione di 50mila euro all’ospedale di Torino. Anche questa una cifra bassa, secondo la quale i legali di Ferragni sostengono sia stata montata una campagna d’odio nei confronti della sua assistita. E qui il punto. Era scritto nero su bianco, sostiene il team legale dell’influencer, che la donazione spettasse all’azienda Balocco. E «il suo importo è stato anche consistente», dato che le vendite dei Pandori griffati «non hanno raggiunto i risultati sperati» e «nel complesso, al termine della commercializzazione, le vendite non hanno riportato un esito soddisfacente». E qui viene il bello. Perché finalmente vengono svelati i dati non proprio brillanti dell’operazione Pink Christmas. «Balocco ha comunicato a Fenice che solo 286.422 prodotti hanno raggiunto il consumatore finale, rispetto a 356.782 prodotti distribuiti ai rivenditori». Quindi sono stati donati «50.000 euro a fronte di ricavi che si stimano pari ad euro 234.000, ossia il 25% del ricavato». Il dato finale che colpisce è i pandori finiti al macero perché invenduti: «144mila euro di giacenze di magazzino distrutte». Tra l’altro nel ricorso si ricorda che «la donazione di Balocco era fissata in “almeno” 50 mila euro». E «non è stato previsto nessun criterio di correlazione proporzionale alle vendite future), ma non era nemmeno escluso che l’importo finale potesse anche superare tale soglia».
All’ospedale Regina Margherita «una visibilità gratuitamente apportata»
La donazione, secondo il legale dell’imprenditrice, è stata anticipata perché «c’era la volontà di garantire il prima possibile all’Ospedale le risorse per avviare le procedure pubblicistiche di acquisto del macchinario». La documentazione raccolta da AGCM dimostra che i contatti tra Balocco e l’Ospedale risalgono a marzo 2022. Non solo, nel documento con cui Ferragni impugna la decisione i suoi legali spiegano che l’assistita ha dato al Regina Margherita «una visibilità gratuitamente apportata» e che «la ripetuta menzione dell’ospedale nei post e nelle stories» abbia «procurato all’ospedale» una «indubbia visibilità».
Il vanto della vendita delle bottigliette a 8 euro
Non solo. Nel provvedimento i legali di Ferragni dimostrano che la decisione di acquisto dei pandori “griffati” si motiva «principalmente, se non addirittura esclusivamente, in ragione dell’apposizione del
marchio “Ferragni” sul prodotto commercializzato, reso “glamour” ed in “edizione limitata”». E ci si vanta di una operazione dell’influencer a detta del team perfettamente riuscita. «Del resto, la forza del brand Ferragni – riporta il testo del ricorso al Tar del Lazio – è tale che in passato, proprio facendo leva sulla
sua attrattività e su mirati accorgimenti di packaging, alcune bottiglie di acqua da 75cl sono state vendute a circa 8 euro quando “normalmente” costavano meno della metà. E si è trattato di un successo commerciale, come testimoniato da rilevanti testate giornalistiche che hanno commentato la notizia». Detta in soldoni: abbiamo fatto vendere bottigliette d’acqua a 8 euro quando qualitativamente le stesse costano la metà.
Leggi anche:
- Caso Ferragni, Balocco impugna il provvedimento dell’Antitrust
- Caso Ferragni, Balocco impugna il provvedimento dell’Antitrust
- Chiara Ferragni, perché è indagata per truffa aggravata anche per le uova e la bambola: «Un unico disegno criminoso»
- Chiara Ferragni indagata per truffa aggravata anche per le uova di Dolci Preziosi e la bambola Trudi