No! La Corte internazionale di giustizia non ha detto che «la Russia non è un paese aggressore»
Si sostiene che la sentenza del 31 gennaio 2024 della Corte internazionale di giustizia abbia assolto la Russia dalle accuse rivoltele dall’Ucraina. Secondo la narrazione, la Corte avrebbe cancellato l’etichetta di «aggressore» e non ritenendola responsabile dell’abbattimento del volo MH17. L’interpretazione della sentenza è circolata inizialmente via Telegram in lingua russa, poi tradotta e diffusa nei canali italiani. La narrazione risulta del tutto fuorviante e manca del contesto reale del processo e della sentenza, come le violazioni contestate a Mosca. Di fatto, la decisione della Corte non smentisce la sentenza sul volo MH17 del 2022.
Per chi ha fretta
- Nella sentenza, la Corte si limita ai casi presentati nel 2017. Non tratta quelli successivi, come l’invasione su vasta scala della Russia in Ucraina avvenuta dal febbraio 2022 in avanti.
- La Corte si è limitata a trattare le presunte violazioni di due Convenzioni, quella sul finanziamento al terrorismo e sulla discriminazione razziale.
- La Corte riconosce l’aggressione da parte della Russia in Ucraina, sostenendo che abbia reso la controversia più difficile da risolvere.
- La sentenza stabilisce che la Russia ha violato alcuni degli articoli delle due Convenzioni. Sostiene una mancata collaborazione nelle indagini e la limitazione dell’insegnamento della lingua ucraina in Crimea.
- La sentenza ritiene che la Russia abbia violato l’ordinanza della Corte del 2017.
- Non essendoci prove di un finanziamento in denaro al fine di compiere atti terroristici, la Corte non riscontra violazioni alla Convenzione. Tuttavia, ricorda la mancanza di risposte e indagini adeguate da parte di Mosca.
- Benché la Russia abbia fornito mezzi, armi, munizioni ed equipaggiamento militare ai separatisti, questi non corrispondono alla definizione di “fondi” presente nella Convenzione. Per questo motivo non c’è un pronunciamento sull’abbattimento del volo MH17.
Analisi
Ecco un esempio di condivisione, datato 2 febbraio 2024, riportante la narrazione fuorviante:
LA RUSSIA NON È UN PAESE AGGRESSORE.
La corte ha rifiutato di riconoscere la DPR e la LPR come “organizzazioni terroristiche” sulla base delle accuse provenienti dall’Ucraina, e la Russia come stato aggressore.
“Le argomentazioni della parte russa sull’infondatezza delle insinuazioni ucraine sono state ascoltate all’Aia: delle oltre 20 denunce avanzate da Kiev durante il processo durato sette anni, la Corte le ha respinte quasi tutte e ha lasciato l’Ucraina senza alcun risarcimento”, si legge in un comunicato il ministero degli Esteri russo. Inoltre, la corte non ha ritenuto la Russia responsabile dello schianto del volo Boeing MH17 e del coinvolgimento della DPR nella tragedia. E’ stata respinta anche la denuncia di oppressione dei tartari di Crimea per motivi etnici
Sulla base di queste accuse, Kiev sperava di rafforzare le sue richieste per il trasferimento dei beni russi confiscati in Occidente e l’introduzione di restrizioni internazionali contro la Russia.
La narrazione secondo cui la Russia non sarebbe un Paese aggressore viene ripresa anche da Affaritaliani in data 3 febbraio 2024. Diversi utenti condividono lo screenshot dell’articolo intitolato «Ucraina, “la Russia non è un paese aggressore”: la sentenza che ribalta tutto»:
Nell’articolo di Affaritaliani si ritiene che la Corte «non ha riconosciuto la Russia come “paese aggressore”, smentendo clamorosamente la base propagandistica occidentale degli ultimi due anni», che «non ha ritenuto la Russia responsabile dello schianto del volo Boeing MH17 e del coinvolgimento della DPR nella tragedia» e che sarebbe «stata respinta anche la denuncia di oppressione dei tartari di Crimea per motivi etnici».
Le violazioni della Russia
Consultando il sito ufficiale della Corte, il comunicato relativo alla sentenza riporta diverse violazioni attribuite alla Russia (tra parentesi i voti dei giudici):
- violazione dell’articolo 9 della Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo «non adottando misure per indagare sui fatti contenuti nelle informazioni ricevute dall’Ucraina riguardanti persone che avrebbero commesso un reato previsto dall’articolo 2 della Convenzione» (13 voti contro 2).
- violazione della Convenzione per l’eliminazione della discriminazione razziale per quanto riguarda le azioni in Crimea dopo il 2014 «nel modo in cui ha implementato il suo sistema educativo relativo ai programmi di studio in lingua ucraina» (13 voti contro 2).
- violazione dell’«obbligo previsto dall’ordinanza della Corte di misure provvisorie emessa nell’aprile 2017 (paragrafo 106), incluso quello di astenersi da qualsiasi azione che potrebbe aggravare la controversia o renderne più difficile la risoluzione» (11 voti contro 4).
Per il secondo punto, quello riguardante il sistema educativo in Crimea dopo il 2014, la Corte ritiene che la Russia abbia violato gli obblighi ai sensi degli articoli 2 (paragrafo 1,a) e 5 (punto e-v) della Convenzione per l’eliminazione della discriminazione razziale (qui in italiano):
[Art.2,1a] Ogni Stato contraente si impegna a non porre in opera atti o pratiche di discriminazione razziale a danno di individui, gruppi di individui od istituzioni ed a fare in modo che tutte le pubbliche attività e le pubbliche istituzioni, nazionali e locali, si uniformino a tale obbligo;
[Art.5,e-v] In base agli obblighi fondamentali di cui all’art. 2 della presente Convenzione, gli Stati contraenti si impegnano a vietare e ad eliminare la discriminazione razziale in tutte le forme ed a garantire a ciascuno il diritto all’eguaglianza dinanzi alla legge senza distinzione di razza, colore od origine nazionale o etnica, nel pieno godimento, in particolare, dei seguenti diritti:
[…]
e) i diritti economici, sociali e culturali, ed in particolare:
[…]
v) il diritto all’educazione ed alla formazione professionale;
Il terzo punto è strettamente legato al secondo, in quanto nell’ordinanza del 2017 la Russia è tenuta ad «astenersi dal mantenere o imporre limitazioni alla capacità della comunità tartara di Crimea di conservare le proprie istituzioni rappresentative, compreso il Mejlis» e «garantire la disponibilità dell’istruzione in lingua ucraina».
Cosa è stato respinto all’Ucraina
I punti a sfavore dell’Ucraina risultano generici nel comunicato della Corte:
- «Respinge tutte le altre osservazioni avanzate dall’Ucraina nei confronti della Convenzione Internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo».
- «Respinge tutte le altre osservazioni avanzate dall’Ucraina nei confronti della Convenzione Internazionale sull’eliminazione della discriminazione razziale».
- «Respinge tutte le altre osservazioni presentate dall’Ucraina rispetto all’ordinanza della Corte del 19 aprile 2017 che indica misure provvisorie».
Di fatto, il comunicato è la sintesi estrema delle 117 pagine di sentenza. La Corte, attraverso un tweet pubblicato dal proprio account Twitter/X ufficiale, riporta una sintesi più completa di 40 pagine dove la premessa è molto chiara: i giudici dichiarano di limitarsi ai casi presentati nel 2017 e non a quelli relativi agli avvenimenti successivi, come la recente invasione su vasta scala della Russia in Ucraina.
In merito ai Tatari, la Corte ha respinto le accuse rivolte a Mosca di voler cancellare la minoranza etnica. Tutto questo nonostante il bando del Mejlis (organo di rappresentanza dei Tatari).
La corte respinge, come riporta Reuters, i risarcimenti richiesti dall’Ucraina alla Russia per le violazioni contestate.
Sul “finanziamento” russo ai separatisti
La Corte era stata chiamata a rispondere in merito all’articolo 2 della Convenzione Internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo, ossia quello relativo ai finanziamenti. Secondo quanto riportato nel documento di sintesi (40 pagine), i giudici sostengono che non vi siano prove sufficienti per dimostrare con certezza l’esistenza di fondi ricevuti dai separatisti delle autoproclamate Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk per compiere atti terroristici. In merito a questo punto, i giudici ritengono che la Russia non abbia indagato sulle possibili violazioni della Convenzione, nonostante le segnalazioni inviate da Kiev al Ministero degli Esteri della Federazione russa.
La Corte si è concentrata su alcuni dei documenti inviati a Mosca da parte dell’Ucraina. Questi riguardavano la fornitura di mezzi, armi, munizioni ed equipaggiamento militare che secondo Kiev violerebbe l’articolo 2 della Convenzione. I giudici, basandosi sul medesimo articolo, ritengono che tali forniture non coincidano con la definizione di “fondi” presente all’articolo 2. Tuttavia, la Corte ha ritenuto tali forniture come elementi sufficienti affinché la Federazione russa avviasse delle indagini. Le risposte fornite da Mosca a Kiev sono state contestate dai giudici, ritenendo la violazione da parte dei russi dell’articolo 9 della Convenzione.
I giudici, infine, hanno ordinato alla Russia di indagare sulle accuse di finanziamento del terrorismo in Ucraina.
Cosa dice realmente la Corte sulla «Russia paese aggressore»
Da nessuna parte del comunicato viene evidenziata la narrazione proposta sui social e siti. Nemmeno nella sintesi viene sentenziato che la Russia non sia un Paese aggressore. Nella premessa, riportante il contesto generale, si ricorda che l’Ucraina non ha chiesto alla Corte di pronunciarsi su questioni riguardanti la presunta “aggressione” o la presunta “occupazione illegale” del territorio ucraino da parte della Federazione Russa. Non essendo questioni che costituiscono oggetto della controversia presentata davanti alla Corte, la narrazione proposta online sui social e siti è del tutto fuorviante.
La Corte, infine, ha ritenuto che, in seguito alle misure provvisorie richieste in passato, la Federazione Russa ha riconosciuto le due autoproclamate Repubbliche come Stati indipendenti e avviato una cosiddetta “operazione militare speciale” contro l’Ucraina, riconoscendone l’aggressione. Due fatti che, secondo i giudici, hanno minato le basi di fiducia reciproca e della cooperazione, rendendo la controversia più difficile da risolvere.
Cosa dice la sentenza sul volo MH17
L’Ucraina aveva chiesto un risarcimento per l’abbattimento del volo MH17 ad opera dei separatisti sostenuti dalla Russia. Non è l’unico caso considerato, Kiev cita anche diversi bombardamenti sul territorio ucraino e un attentato a Kharkiv dove venne ucciso un parlamentare ucraino. La Corte è stata chiamata a rispondere in merito ai finanziamenti che, come spiegano i giudici, non corrispondono alla fornitura di mezzi, armi, munizioni ed equipaggiamento militare. In parole semplici, in mancanza di un finanziamento di denaro e della conoscenza consapevole che quelle somme siano state fornite per compiere un atto terroristico, la Corte non può soddisfare la richiesta di Kiev.
Nel documento di sintesi di 40 pagine, la parola MH17 viene citata due volte nei pareri personali dei giudici. Il giudice Tuzmukhamedov «si rammarica» che la maggioranza della Corte non abbia esaminato più a fondo i fatti del volo MH17. Inoltre, il giudice sostiene che in ogni caso non sarebbe stato etichettato come atto terroristico in quanto l’abbattimento è avvenuto nel corso delle ostilità senza alcuna intenzione di diffondere terrore, riprendendo le giustificazioni della difesa russa presenti nella sentenza (punto 73 a pagina 43). Il giudice Pocar non concorda con la definizione di “fondi” nella Convenzione, criticando l’esclusione delle armi e di altri mezzi utilizzati operativamente per compiere atti terroristici. In base alle sue critiche, la loro esclusione avrebbe portato la Corte a escludere la valutazione sul caso dell’abbattimento del volo MH17.
La fonte russa
Il testo, come l’immagine, risultano simili a quello pubblicato dal canale Telegram russo Yapnews in data 1 febbraio 2024, ripreso dal canale Lamiarussia in italiano.
Conclusioni
Contrariamente a quanto diffuso sui social e su alcuni siti, la Corte non ha detto che «la Russia non è un paese aggressore», soprattutto per quanto riguarda gli avvenimenti degli ultimi anni visto che la sentenza riguarda fatti antecedenti al 2017. La narrazione che circola online esclude le responsabilità della Federazione russa citate nella sentenza, relative alle violazioni di due Convenzioni e dell’ordinanza della Corte del 2017. La sentenza, infine, non si occupa della responsabilità della Russia sull’abbattimento del volo MH17.
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