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Eredità Agnelli, la GdF trova mezzo miliardo nei conti all’estero: «Sono i soldi spariti»

john elkann conti esteri mezzo miliardo
john elkann conti esteri mezzo miliardo
Sarebbe un tesoretto riconducibili a Gianni Agnelli. Proprio quello che indicava Margherita nell'esposto

La Guardia di Finanza ha individuato mezzo miliardo di euro nei conti esteri nell’indagine sul presidente di Stellantis John Elkann, il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grünigen. L’inchiesta è quella per violazioni fiscali che la procura di Torino ha aperto dopo un esposto di Margherita Agnelli, la madre di Elkann. Si tratta di un tesoretto riconducibile a un patrimonio estero del padre poi passato a Marella Caracciolo. Le fiamme gialle erano a caccia del tesoro nei paradisi fiscali e proprio quella era la cifra indicata da Margherita che si trovava nelle 16 società offshore delle Isole Vergini britanniche. Anche queste riconducibili a Gianni Agnelli e alla moglie. Secondo la tesi di Margherita quel patrimonio le è stato occultato: trasferito prima a sua madre e poi ai suoi figli John, Lapo e Ginevra.

La caccia ai soldi

A parlare del mezzo miliardo di euro ritrovato nei conti esteri degli Agnelli è oggi Il Fatto Quotidiano. E la vicenda va a sommarsi alle accuse dei pubblici ministeri sulle firme apocrife di Marella nei documenti. Secondo il quotidiano sarebbe stata la perquisizione in Corso Vittorio Emanuele II, in una villa con facciata neoclassica e dipinta con il “giallo Torino” nel quartiere di Crocetta a far ritrovare tracce dei conti esteri. Nella villetta ha sede la filiale italiana della Pictet Cie Europe S.A. Ovvero una banca privata svizzera con domicilio in Lussemburgo. Poi c’è la P. Fiduciaria, che nel CdA ha Carlo Re, legale di Elkann, e come presidente del collegio sindacale proprio l’indagato Ferrero. La fiduciaria, spiega Il Fatto, dichiara 108 clienti e investimenti per un miliardo e 268 milioni. In più secondo gli investigatori ci sono «ulteriori beni, produttivi di redditi, riconducibili a Gianni Agnelli».

I conti offshore

Questi beni sono detenuti da società terze in paradisi fiscali riconducibili a Marella Caracciolo. E si cita la Bundeena Consulting Inc. B.V.I., costituita il 15 luglio 2004 a Tortola nelle Isole Vergini. Dopo il patto con la figlia. La società avrebbe un capitale di 900 milioni. Tutte le società hanno conti di riferimento nella banca Morgan Stanley A.G. di Zurigo. Il colpo di scena va a sommarsi a quello di ieri, in cui si parlava di firme apocrife di Marella Caracciolo. La sentenza è frutto di una consulenza grafica. I documenti falsificati sarebbero «le aggiunte testamentarie» e i «contratti di locazione» degli immobili italiani. Si tratterebbe di atti in cui si evidenzia l’assenza totale degli originali. Per questo adesso la procura parla di ragionevole possibilità e non di certezza.

Dichiarazione infedele

La vicenda nasce dall’esposto di Margherita Agnelli. Dove si spiega che la madre Marella viveva in una villa in collina a Torino. Per due motivi: sotto il profilo ereditario, per sottrarne la successione dall’ordinamento italiano; sotto il profilo fiscale, per evitare «l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e di redditi». L’idea sarebbe venuta al commercialista Ferrero, anche presidente della Juventus. Mentre John Elkann avrebbe fatto figurare come assunte alla Fca Security e a Stellantis Europa delle persone che in realtà prestavano servizio per Marella, e avrebbe firmato contratti di affitto per immobili di cui la nonna deteneva l’usufrutto. L’ipotesi di reato è di «dichiarazione infedele dei redditi». Margherita Agnelli ha versato per anni un vitalizio alla madre pari a 8 milioni di euro.

Il conto a Vaduz

Nel 2018 questi soldi vengono accreditate in un conto bancario a Vaduz intestato a una società off-shore con sede nelle Isole Vergini Britanniche. L’Irpef evasa, secondo le stime dei pm, è di circa 3,5 milioni. Ci sono anche «evidenti anomalie» che sfiorano la holding Dicembre, la storica cassaforte della famiglia Agnelli. Nel decreto firmato dai pm si afferma che l’aggiornamento della compagine sociale è avvenuto «in maniera irregolare» e a distanza di anni mediante una declaratoria del 2021 contenente una «scrittura privata non autenticata del 2004» con cui Marella cedeva la nuda proprietà delle quote a John, Ginevra e Lapo Elkann.

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