Ghali premiato dall’associazione di Mohammed Hannoun, considerato filo Hamas. Lo staff del rapper: «Nessuna premiazione, solo un regalo»
Nuove polemiche contro Ghali. Il rapper, al centro delle critiche per l’appello pronunciato al Festival di Sanremo («Stop al genocidio») che ha scatenato l’ira di Israele e spinto l’ad della Rai Sergio a inviare un comunicato durante la trasmissione Domenica In, deve ora far fronte a nuove accuse. La motivazione? Un premio ricevuto per «il suo impegno a favore del popolo palestinese» dall’Associazione Palestinesi in Italia (Api) gestita da Mohammed Hannoun, che si sospetta essere legato al partito-milizia Hamas. Nel video pubblicato sui social dall’Api, Ghali ringrazia l’associazione per il riconoscimento: «Spero di vedervi presto e vi voglio bene, grazie per tutto quello che fate», dice il cantante.
Il commento dello staff di Ghali
Non si è fatta attendere la risposta del team del rapper, che in un comunicato ha dichiarato: «Da qualche ora in rete ci sono nuove speculazioni sulla dichiarazione di Ghali a Sanremo “Stop al genocidio”. Nel corso di queste giornate, Ghali è stato travolto da una clamorosa ondata di affetto, è stato avvicinato in situazioni private da decine di migliaia di fan, ragazzi di tutte le nazionalità che hanno espresso la loro gratitudine per l’attenzione mediatica sollevata negli ultimi giorni. Nessuna premiazione, nessuna cerimonia: solo la consegna di un frammento del restauro della moschea di Gerusalemme sul set di una ripresa video da parte di un ragazzo che gli ha chiesto un breve ringraziamento. Un regalo più o meno significativo come molti altri senza nessuna richiesta ulteriore. Ghali è al lavoro sul nuovo disco e sul nuovo tour e non sarà presente a nessuna cerimonia istituzionale».
Ma chi è Mohammed Hannoun?
Architetto palestinese trapiantato a Genova, Mohammed Hannoun – da più parti accusato di avere legami con Hamas – ha fondato la Onlus Abspp (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese), il gruppo Europeans for Al-Quds e, infine, l’Associazione dei palestinesi in Italia (Api). Sui suoi social, Hannoun ha avanzato l’ipotesi di «una fine dell’entità sionista» con la conseguente «nascita di un Stato palestinese indipendente e sovrano» e bollato il partito-milizia come «resistenza palestinese». È stato più volte, ricorda il Corriere della Sera, fotografato con due leader di Hamas, tra cui Ismail Haniyeh e Khaled Meshaal. I servizi di intelligence israeliani ed europei lo hanno inoltre accusato di finanziare l’organizzazione terroristica tramite le attività umanitarie pro-Gaza. Le indagini della magistratura si sono risolte però in un nulla di fatto e Hannoun ha sempre respinto le accuse bollandole come «diffamatorie e calunniose lanciate dal governo israeliano». I conti correnti intestati alla sua Onlus sono stati invece chiusi poiché segnalati dalle unità antiriciclaggio d’Europa.
I legami con i politici italiani
Il vicepresidente della Onlus Abspp ha fatto sapere di avere legami con il mondo politico italiano: «Abbiamo rapporti con persone di sinistra e ultimamente anche con la destra», ha detto all’Adnkronos Sulaiman Hijazi tempo fa. Mentre è il Foglio a riportare gli incontri tra Hannoun e alcuni parlamentari, tra cui Davide Tripiedi e Marco Bella del Movimento 5 Stelle, il dem Matteo Orfini, Stefano Fassina di Sinistra italiana e l’ex presidente della Camera e deputata del Pd, Laura Boldrini. Non solo: due anni fa l’architetto ha tenuto una conferenza stampa alla Camera dei deputati come presidente dell’associazione Europeans for al-Quds grazie ai buoni uffici del leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Mentre lo scorso 23 febbraio – grazie alla deputata M5s Stefania Ascari – ha presentato con la onlus Abspp il «Rapporto per i diritti umani in Palestina» sulle «continue violazioni e aggressioni contro i palestinesi» da parte di Israele.