Occupato il liceo Virgilio di Milano. Il Collettivo dopo i 70mila euro di danni al Severi: «Chi rompe paga». E il preside dorme a scuola
Occupare sì, ma senza fare danni. Dopo l’esperienza del liceo Severi-Correnti di Milano, finita con 70 mila euro di danni, un’ondata di polemiche e l’ira del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, gli studenti di Milano non hanno intenzione di fermarsi. Anzi, hanno annunciato una serie di occupazioni in arrivo su tutto il territorio milanese. I primi ad aderire sono stati i ragazzi e le ragazze del liceo Virgilio, uno dei più grandi della città, che questa mattina hanno occupato l’istituto. Tuttavia, il collettivo studentesco, in virtù di quanto accaduto al Severi, ha deciso di stilare delle regole ferree da seguire per poter prendere parte all’occupazione. Ma le premesse di questa occupazione non finiscono qui. Il preside Roberto Garroni, probabilmente avvertito in anticipo, ha trascorso la notte nella scuola e ha poi raggiunto un accordo con gli studenti: due giorni di attività autogestite e registrazione dei nomi di coloro che rimangono oltre l’orario previsto. Questo, d’altronde, potrebbe spiegare l’origine delle regole. E anche questa notte, il dirigente dormirà nella struttura.
Le regole
«Seguire le assemblee del mattino e non disperdersi nella scuola», è la prima regola. Seguono poi: «Nessun accesso da parte di persone esterne» e «Rispettare gli orari di entrata e uscita». Infine, un avviso: «Chi rompe, paga». Queste precauzioni sono motivate dalla volontà di prevenire danni e disordini come quelli verificatisi al Severi, che hanno reso la scuola inagibile per settimane. Migliaia di euro di danni che hanno portato il ministro Valditara a intervenire in prima persona, evidenziando la gravità delle conseguenze per i responsabili: «Chi occupa e devasta una scuola deve essere bocciato. Meritano il cinque in condotta, e con il cinque si viene bocciati». Da qui la decisione degli studenti del Virgilio di agire in via preventiva ed evitare che l’occupazione faccia troppi danni e perda di vista gli obiettivi. «Da questo momento la scuola sarà la nostra casa e ce ne prenderemo cura in quanto tale, responsabilizzando tutti i nostri compagni e compagne a prendersi cura degli spazi in cui viviamo», assicurano i ragazzi.
La replica del ministro Valditara
Non si è fatta attendere una replica del ministro Valditara, che si dice soddisfatto per la linea scelta dagli studenti: «Accolgo con soddisfazione il fatto che gli studenti del collettivo del Virgilio di Milano si siano dati delle regole per la loro occupazione, partendo dal presupposto che la scuola è patrimonio innanzitutto degli stessi studenti, che deve essere rispettata e tutelata contro i vandali, riaffermando il principio che “chi rompe paga”», commenta Valditara. «Parlare chiaro con i ragazzi è giusto, il mio duro intervento dopo la devastazione al liceo Severi di Milano è evidentemente servito. Spiace che alcuni adulti invece abbiano confuso il diritto di protestare con quello di devastare. Due cose molto diverse per ogni persona di buon senso», aggiunge.
Le motivazioni dell’occupazione
Scarsi investimenti nell’istruzione, poca attenzione alla salute mentale degli studenti, guerra in corso a Gaza e opposizione alla linea di Valditara. Sono questi i macro-temi per cui i ragazzi del Virgilio hanno deciso di occupare. Ci tengono a precisare che la loro decisione non mira a contrastare la presidenza della scuola, ma nasce dal disagio condiviso da tutti gli studenti verso le istituzioni. «La repressione che stiamo vivendo è rappresentata dalle nuove riforme come quella sulle valutazioni condotta dal ministro dell’Istruzione, riforma che ha sradicato il valore educativo e di formazione del senso critico rimpiazzandola con un “pugno di ferro” orientato unicamente a penalizzare coloro che non riescono per qualsiasi ragione a vivere in serenità la propria vita scolastica», dichiarano in un comunicato. «Non possiamo – chiosano – poi rimanere indifferenti davanti al genocidio perpetrato a Gaza da parte di Isrele, che da 75 anni occupa il territorio palestinese portando avanti violenze sistematiche sulla popolazione. Davanti a tutto questo ci poniamo in sostegno alla resistenza del popolo palestinese e chiediamo la fine immediata del genocidio e la fine di ogni accordo militare e commerciale tra l’Italia e Israele».
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