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Cile, la Corte ordina la riapertura delle indagini su Pablo Neruda: il poeta morì dopo il golpe del 1973

20 Febbraio 2024 - 17:42 Redazione
Secondo la versione del governo cileno, il premio Nobel per la letteratura morì di cancro alla prostata e denutrizione. Per i famigliari fu avvelenato dalla polizia segreta di Pinochet

Il giallo sulla morte del poeta Pablo Neruda potrebbe essere risolto. Un tribunale cileno, scrive Radio Cooperativa, ha deciso di riaprire oggi le indagini. Nel dicembre scorso la giudice Paola Plaza aveva chiuso il caso riguardante il decesso del premio Nobel per la letteratura dopo aver respinto le richieste fatte nel 2011 dal Partito comunista, di cui era iscritto e senatore, e dai suoi famigliari per una riapertura dell’inchiesta al fine di verificare se vi fossero responsabili. Neruda morì 12 giorni dopo il colpo di Stato dell’11 settembre 1973 di Augusto Pinochet che rovesciò il presidente Salvador Allende, suo amico, e portò al potere una dittatura militare di destra. Il decesso del poeta cileno avvenne poche ore prima dell’imbarco su un aereo che lo avrebbe portato in esilio in Messico. La versione ufficiale del governo cileno, riportata sul certificato di morte, indica come causa del decesso il cancro alla prostata e la denutrizione.

Eppure, secondo i parenti Neruda fu avvelenato dalla polizia segreta di Pinochet, la Dina. A metà dicembre, un’analisi condotta da un pool di esperti internazionali di medicina legale avevano inoltre convalidato l’ipotesi avanzata dai famigliari del poeta e confermato la presenza di una tossina, rinvenuta per la prima volta in un molare qualche anno fa, che avrebbe causato la morte dello stesso nel ’73. «Adesso sappiamo che il clostridium botulinum non avrebbe dovuto essere presente nelle ossa di Neruda. Cosa significa? Che è stato assassinato nel 1973 da agenti dello Stato cileno», aveva detto in quell’occasione Rodolfo Reyes, nipote del poeta cileno, che da anni si batte pubblicamente per contestare la versione ufficiale fornita dal Cile. Le indagini per chiarire la vera causa della sua morte sono cominciate una decina di anni fa, quando un giudice cileno ha ordinato la riesumazione dei resti del poeta. A far riaprire il capitolo giudiziario è stata la rivelazione dell’autista di Neruda, Manuel Araya, che ha raccontato di aver ricevuto una telefonata dello stesso, poche ore prima della sua morte, in cui il poeta diceva di essere stato avvelenato durante il suo ricovero in ospedale.

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