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Regeni, inizia il processo. La famiglia: «Abbiamo atteso questo momento per otto anni»

20 Febbraio 2024 - 12:06 Ludovica Di Ridolfi
La prima udienza nei confronti di quattro agenti egiziani accusati di sequestro di persona e omicidio si è chiusa, dopo la discussione preliminare. Rinviata al 18 marzo

Oggi, 20 febbraio, ha avuto luogo presso la Corte d’Assise di Roma la prima udienza sul caso della morte di Giulio Regeni, il ricercatore sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel 2016. Il procedimento vede imputati quattro 007 egiziani (finora mai comparsi): Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Le accuse, a vario titolo, sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato. I quattro imputati non erano, ovviamente, in aula, posto che sulla notifica nei loro confronti si è svolto un lungo conflitto con le autorità egiziane che hanno sempre rifiutato di trasmettere gli atti di Roma. Presenti invece i legali d’ufficio, che hanno sollevato diverse eccezioni, sulle quali la Corte si esprimerà il prossimo 18 marzo. Presenti anche i genitori di Giulio, Claudio e Paola, che hanno dichiarato: «Oggi è una giornata molto importante». «Erano otto anni che aspettavamo questo momento – ha fatto eco l’avvocato Alessandra Ballerini, legale assieme al collega Giacomo Satta dei genitori di Giulio – . Finalmente speriamo che il processo possa partire. Sono state sollevate le questioni preliminari che erano già stata rigettate in tutte le altre aule di giustizia: speriamo, dopo la decisione della Consulta che rafforza molto la nostra posizione, di potere avere un processo contro chi ha fatto tutto il male del mondo a Giulio».

Le eccezioni

Il 27 settembre scorso la Corte costituzionale aveva di fatto sbloccato il processo, accogliendo il ricorso del gup di Roma circa l’applicazione della riforma Cartabia che impediva di celebrare il dibattimento in contumacia se non si aveva la certezza che gli imputati – in questo caso gli agenti della sicurezza del Cairo – avessero ricevuto notifica del procedimento in corso nei loro confronti. Un nodo su cui si è dibattuto anche oggi, tra le contestazioni delle difese e la risposta del pm che ha ricordato come a suo avviso la questione sia stata sostanzialmente superata con la decisione della Consulta. Non è l’unica eccezione sollevata dai difensori degli imputati: gli avvocati hanno chiesto ai giudici di dichiarare la nullità del decreto che dispone il giudizio su una serie di questioni tra cui la indeterminatezza del capo di imputazione e il difetto di giurisdizione. Un’altra richiesta avanzata dai legali degli imputati riguardava la notifica alle autorità egiziane sulla sentenza della Consulta che avrebbe “fatto cambiare le cose, in modo da fare dichiarare al Cairo l’assenza di loro cittadini”. Ma la Procura di Roma, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, ha replicato sostenendo che già altri giudici si sono espressi in passato respingendole e quindi chiedendo il rigetto delle eccezioni presentate.

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