Michele Santoro in contropiede su Navalny: «Partiti uniti contro Putin? Macché, solo per proseguire la guerra in Ucraina»
Michele Santoro non ha intenzione di lasciarsi commuovere dalla dimostrazione di unità nazionale andata in scena ieri a Roma con il presidio di protesta contro il regime di Vladimir Putin per la morte di Alexei Navalny. Il giornalista ora buttatosi in politica con la lista «Pace Terra Dignità» per le Europee non ha dubbi che quello di venerdì scorso sia un assassinio di un regime. Eppure non ci sta a quello che ritiene essere un utilizzo di tale vicenda per giustificare un nuovo impeto al riarmo dell’Ucraina e dell’Europa per contenere le minacce del regime di Mosca. Santoro spiega la sua posizione fuori dal coro a Di Martedì. «Unità nazionale? Se è per continuare sine die la guerra in Ucraina no grazie», s’infervora l’ex conduttore nel salotto di Giovanni Floris. Che a proposito di regimi e assassini di Stato rievoca i casi altrettanto scomodi – ma per gli Usa – di Julian Assange, la sentenza sulla cui estradizione è prevista domani, o ancora dei detenuti torturati senza complimenti a Guantanamo dopo l’11 settembre. «Ora i grandi giornali batteranno la grancassa» a sostegno delle operazioni di riarmo dell’Europa, oltre che dell’Ucraina, sulla scorta dello sgomento per la morte in Russia di Navalny, denuncia Santoro. Secondo cui quelle risorse ingenti andrebbero invece investite per combattere il carovita, tutelare il lavoro e i diritti. «Vogliamo le armi, compresa quella nucleare, o le cose che contano davvero?», conclude provocatorio il tribuno della sinistra radicale.
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