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Investì due ragazzine a Roma, Pietro Genovese rinviato a giudizio per evasione dai domiciliari

21 Febbraio 2024 - 15:26 Ludovica Di Ridolfi
Il giovane, condannato per la morte di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli nel dicembre 2019, non ha risposto al citofono durante un controllo dei carabinieri

Il 16 gennaio 2021 a casa Genovese suona il citofono: sono i carabinieri. Non ricevendo alcuna risposta, i militari insistono, ma nessuno apre la porta. La casa sembra vuota. Non è un semplice imprevisto, ma un reato. Perché nell’abitazione avrebbe dovuto trovarsi Pietro Genovese, 24 anni, condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi per la morte di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, entrambe di 16 anni, investite e uccise dal giovane la sera del 22 dicembre 2019 in Corso Francia a Roma, mentre attraversavano la strada. Il giovane, figlio del famoso regista Paolo, in quel periodo sarebbe infatti dovuto essere agli arresti domiciliari, disposti a partire dal 26 dicembre 2019. Per quella assenza Genovese è stato rinviato a giudizio: andrà dunque a processo il 20 marzo per decisione del Tribunale di Roma.

Il ragazzo oggi si è presentato in aula a Piazzale Clodio assieme al suo avvocato, Gianluca Tognozzi, il quale ha respinto nettamente le accuse, evidenziando alcune incongruenze nella storia. Secondo la difesa, infatti, i carabinieri non avrebbero aspettato una risposta per un quarto d’ora, ma per solo due minuti e quaranta. Senza nemmeno provare a rintracciarlo telefonicamente. «Pietro è dunque uscito di casa? Qualcuno lo ha trovato a comprare le sigarette o al bar? O semplicemente non ha sentito il citofono perché dormiva?», ha domandato Tognozzi. Inoltre, nelle immagini della videocamera di sorveglianza che puntava sull’entrata dello stabile non sarebbe stato inquadrato il momento in cui Genovese usciva dalla struttura. Ciononostante, la Procura ha insistito nella richiesta di rinvio a giudizio, con rito ordinario, che è stata accolta dal giudice. Con questa decisione i giudici hanno risposto nei fatti alla richiesta di Gabriella Saracino, madre di Gaia von Freymann che aveva così commentato la notizia dell’evasione: «Ora vediamo cosa decideranno i giudici per questa doppia evasione! Ah dimenticavo… Il povero ragazzo vive serenamente a Londra già da un po’ così lì nessuno può riconoscerlo e chiamarlo “assassino” come a Roma è accaduto!».

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