Giorgio Palù si dimette dalla presidenza dell’Aifa in polemica col governo: «Umiliante» il rinnovo dell’incarico per un solo anno
Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù ha rassegnato le sue dimissioni «immediate» dall’incarico, in polemica con il ministro della Salute Orazio Schillaci e con il governo Meloni in generale. Oggetto del contendere i termini e condizioni della sua recente nomina (una riconferma) alla guida dell’Agenzia, perfezionata appena due settimane fa: considerati i raggiunti limiti di età, a norma di legge, l’incarico era stato rinnovato a Palù ma soltanto per un anno e a titolo gratuito «Vi comunico, dopo un’attenta meditazione, che la mancata sintonia col Ministro e l’assenza di risposte dal Governo mi costringono a dare le dimissioni da Presidente nominato di Aifa hic et immediate», ha scritto stamattina Palù in una lettera rivolta al consiglio di amministrazione dell’Aiafa, definendo «offensivo e umiliante nei confronti della mia persona e del mio profilo scientifico-professionale» il rinnovo “condizionato” dell’incarico, scelta giudicata perfino «equivoca sul piano giuridico». Nonostante già fosse in pensione, fa notare infatti Palù, il precedente incarico affidatogli dal precedente ministro Roberto Speranza aveva mandato quinquennale. «Per di più, l’interpretazione restrittiva della norma da parte del Ministro attuale viene adottata esclusivamente nei miei confronti, in netto contrasto con i decreti di nomina appena assunti dallo stesso Ministro per pensionati ultrasettantenni chiamati a dirigere l’ISS o a partecipare come consulenti nella CSE di AIFA», rincara la dose Palù, che recrimina la «totale assenza di ascolto da parte del Ministro nelle scelte operate per Aifa». Che parte del problema fosse anche la gratuità dell’incarico? Il presidente uscente dell’Agenzia lo nega seccamente: «La non retribuzione dell’incarico non mi preoccupa di certo. Considerandomi al servizio della res publica, ho infatti già svolto per tre anni le funzioni di Presidente di AIFA senza ricevere alcun compenso né gettone di presenza, rifiutando anche di essere titolare di carta di credito dell’Ente. Mi sorprende invece la disparità di trattamento rispetto ad altri Presidenti di Ente pubblico in pensione, beneficiari, contestualmente alla nomina, della legge 24 gennaio 1978 n.14, legge che nel mio caso, ancora una volta, non trova applicazione». Ora il governo dovrà correre ai ripari per colmare il vuoto ai vertici dell’Agenzia la cui governance era stata oggetto di riforma poco più di un anno fa.
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