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La firma in 24 ore, i documenti mancanti, gli incontri di Salvini: cosa c’è nell’inchiesta sul Ponte sullo Stretto di Messina

ponte sullo stretto di messina inchiesta matteo salvini
ponte sullo stretto di messina inchiesta matteo salvini
L'esposto sull'iter che ha rimesso in piedi la società. E i presunti conflitti d'interesse

L’indagine sul Ponte sullo Stretto di Messina mette sotto la lente l’iter autorizzativo dell’opera voluta dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. L’esposto presentato dall’opposizione chiede di indagare sull’iter che ha rimesso in piedi la società ex Iri Stretto di Messina. E a far rivivere i contratti della gara del 2008. Quella vinta dal consorzio Eurolink. Perché lo Stato ha deciso la caducazione del contenzioso con i privati. Mentre l’aggiornamento del progetto è stato consegnato 24 ore dopo la stipula dell’atto formale. E si concentra anche sugli incontri di Salvini prima dell’ok. In particolare quelli con l’ex ministro di Berlusconi Pietro Lunardi. E quelli con Pietro Salini, a capo della cordata Eurolink. Mentre, fa sapere Angelo Bonelli dei Verdi, le sue richieste di vedere i documenti dell’opera sono sempre finite frustrate.

Alessia Natale

Ad indagare nel fascicolo aperto per ora contro ignoti e senza ipotesi di reato sarà la pubblica ministera Alessia Natale, che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione. Il Corriere della Sera spiega che secondo l’esposto «l’opera è una pura rivisitazione del tramontato progetto dei primi anni duemila, portato avanti dal medesimo Pietro Lunardi, già ministro delle Infrastrutture del governo Berlusconi, in una serie di incontri assieme allo stesso Salvini e all’imprenditore Pietro Salini (l’amministratore delegato di Webuild, incaricata della realizzazione dell’opera)». E ci sono due circostanze da approfondire: Giuseppe Busia dell’Autority anticorruzione ha detto che «è stato assegnato al privato un notevole potere contrattuale che va bilanciato modificando il decreto in sede di conversione di legge».

Cosa c’è che non va

E poi c’è il nome di Omar Mandosi. È il responsabile delle risorse umane della società Stretto di Messina. Ma il suo nome compare nelle carte dell’inchiesta Anas, anche se non da indagato, come trait d’union tra Denis Verdini e il nuovo governo. Piazzale Clodio ha affidato le indagini al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria. Il quotidiano intervista oggi Pietro Ciucci, a.d. della Stretto di Messina: «L’onorevole Bonelli che è il leader di questa iniziativa ci accusa di scarsa trasparenza con due ricorrenti cavalli di battaglia. Il primo è relativo alla richiesta di accesso agli atti: gli abbiamo spiegato che quando ha chiesto quei documenti il consorzio Eurolink ci aveva appena consegnato l’aggiornamento del progetto e che noi eravamo in istruttoria. In base alla legge quell’aggiornamento diventava definitivo una volta approvato dal nostro consiglio di amministrazione. Dunque, non potevamo consegnare qualcosa che noi stessi dovevamo ancora deliberare e approvare».

La firma di Eurolink

Ciucci sostiene anche che l’ordine di inizio attività ad Eurolink è stato presentato a giugno. Ovvero tre mesi prima della consegna della relazione. Poi sono trascorsi altri quattro mesi per l’esame. L’aggiornamento del progetto, sostiene Ciucci, è stato ampiamente discusso. E spiega a cosa serve il collegamento sullo Stretto: «Il ponte sarà connesso alla rete autostradale e ferroviaria, con un progetto che comprende 40 chilometri di collegamenti che rendono l’opera la congiunzione più efficiente tra Sicilia e Calabria, aperta 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno. Realizzare il ponte vuole dire assicurare una linea metropolitana tra Reggio Calabria-Villa San Giovanni e Messina, creando un’area in continuità per lo scambio di merci e persone. Il ponte sarà, inoltre, un catalizzatore per gli investimenti a corredodell’opera, come l’alta velocità, collegando 5 milioni di persone che vivono al di là dello Stretto. Si tratta di quasi il 10% della popolazione italiana».

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