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Il generale Vannacci sotto inchiesta per peculato e truffa: «Feste, cene e spese per la famiglia e la Bmw in Russia»

roberto vannacci inchiesta peculato truffa
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9 mila euro di danno erariale per un'auto. Il sospetto sulle cene mai fatte. E le autocertificazioni per moglie e figlie. Ma la Lega lo difende: «Giustizia ad orologeria»

Il generale Roberto Vannacci è sotto inchiesta per peculato e truffa. Un’ispezione del ministero della Difesa sul periodo in cui ha ricoperto l’incarico di addetto militare a Mosca evidenza «criticità, anomalie e danni erariali» nelle richieste di rimborso effettuate con autocertificazione. La procura militare ha quindi aperto un’inchiesta. Per l’uso di un’auto di servizio si valuta un danno erariale da 9 mila euro. Ma gli ispettori contestano anche i rimborsi ricevuti per la moglie e per le figlie. Ma ci sono anche le spese per la “Promozione del paese Italia” nei ristoranti della capitale della Russia. Il suo successore ha smentito di aver partecipato. Vannacci ha annunciato un nuovo libro in uscita a breve. Mentre si parla da tempo di una sua candidatura con la Lega alle Europee. «Si tratta della solita inchiesta a orologeria. Vannacci è un uomo amato dai cittadini e scomodo al palazzo. Visto che non riescono a intimidirlo in altro modo ci provano con inchieste e minacce. La nostra stima nei suoi confronti non cambia, anzi aumenta», fanno sapere dalla Lega.

La versione del legale di Vannacci

«Le notizie diffuse oggi dalla stampa riguardo al generale Vannacci risultano fare riferimento ad attività d’ufficio già accuratamente ricostruibili dall’interessato oltreché del tutto regolari. Ovviamente, nel rispetto del codice dell’ordinamento militare, tutti i chiarimenti del caso saranno forniti nelle sole sedi istituzionali. Contrariamente a quanto riportato dai media, il generale Vannacci è assolutamente sereno, continua la sua attività divulgativa e presenterà le proprie considerazioni nelle sedi opportune». Lo dichiara all’Ansa Giorgio Carta, avvocato e difensore dell’ufficiale. 

Le autocertificazioni

A rivelare i dettagli dell’indagine è oggi il Corriere della Sera. Dell’inchiesta si parla dal dicembre scorso. Lui ha parlato di «una porcheria», sostenendo di aver dato «fastidio a qualcuno». L’incarico in Russia è cominciato il 7 febbraio del 2021 ed è terminato il 18 maggio 2022, quando Mosca decretò l’espulsione di diplomatici e militari italiani per rispondere a una scelta di Mario Draghi. Le verifiche sono durate dieci giorni, dal 20 novembre al primo dicembre 2023. E riguardano la gestione amministrativa dell’ultimo quinquennio. Il primo problema sono le autocertificazioni. Per le quali Vannacci ha percepito l’indennità di servizio. I soldi sono stati versati, ma sono emerse incongruenze tra le dichiarazioni del generale e i dati riscontrati sui passaporti della moglie e delle figlie. Che non coincidono con quelle delle richieste di rimborso.

Feste e cene

Poi ci sono le feste e le cene. Il generale ha ottenuto rimborsi per spese sostenute impropriamente. Avrebbe infatti organizzato incontri conviviali per la “promozione del paese Italia” presso ristoranti di Mosca e la propria abitazione. Vittorio Parrella, indicato come partecipante a queste cene, ha smentito di avervi presenziato. E ha anche messo in dubbio l’effettiva esistenza di eventi organizzati. Tra le richieste di rimborso ce n’è anche una che si sarebbe svolta nell’alloggio di servizio il 23 maggio 2023. Ovvero quando i militari erano stati già espulsi dalla Russia. Nella stessa data risulta invece eseguito il trasloco dei mobili e delle masserizie dall’abitazione.

La Bmw

Infine, la Bmw. Vannacci ha speso 9 mila euro per l’automobile. A quanto pare senza autorizzazioni. Secondo i numeri analizzati dagli ispettori «nel luglio del 2018 lo Stato maggiore aveva autorizzato l’alienazione dell’auto entro il 31 ottobre 2018 e comunque al manifestarsi di inefficienze che potevano richiedere onerosi interventi di manutenzione». Vannacci e il suo predecessore, il generale Alfonso Miro, non avrebbero però rispettato le disposizioni. Per questo si è deciso «per le valutazioni di eventuali profili di responsabilità amministrativa e connesso danno erariale relativo alle spese sostenute» di affidare il dossier alla Corte di Conti.

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