Studenti manganellati a Pisa, i video delle cariche al vaglio della procura. E le famiglie dei ragazzini feriti pensano a una causa collettiva
Inizieranno ufficialmente domani, lunedì 26 febbraio, gli accertamenti preliminari della procura riguardo alle cariche della polizia partite venerdì ai danni degli studenti in corteo a Pisa in solidarietà al popolo palestinese. Il fascicolo d’indagine è stato aperto al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato, al fine di fare chiarezza sui disordini di piazza in cui diversi ragazzi e ragazze – anche minorenni – sono rimasti feriti. Su indicazione della procura, i carabinieri hanno già raccolto i primi riscontri su quanto accaduto e la questura ha depositato un’informativa autonoma, accompagnata dai filmati della polizia scientifica. In questi giorni, finiranno sotto la lente degli investigatori anche i video circolati sui social e quelli registrati e acquisiti dai docenti del liceo dove si sono verificati gli scontri. Sarà, inoltre, analizzata la catena di comando dell’operazione di mantenimento dell’ordine pubblico per chiarire chi può aver dato l’ordine di caricare e per quale motivo. Nel frattempo, l’avvocato Andrea Callaioli si dice pronto a raccogliere le denunce dei genitori dei ragazzi minorenni rimasti feriti per avviare un’azione legale comune e collettiva, chiedendo spiegazioni sul comportamento violento degli agenti in piazza.
Cosa stanno facendo le istituzioni
Quanto accaduto ha scosso società civile, opinione pubblica e interrogato la politica. Dai cittadini ai rappresentanti dei partiti fino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha condannato quanto successo definendo in un monito al governo le manganellate «un fallimento». Ieri 24 febbraio si è riunito il vertice in prefettura con sindacati, prefetto, questore, sindaco e comandanti provinciali delle altre forze dell’ordine ed è emersa chiara la visione condivisa di condurre delle indagini approfondite e rapide così da far tornare un clima disteso in città il prima possibile. Anche il primo cittadino leghista Michele Conti ha rassicurato che nella seduta del consiglio comunale di domani sarà avviata «una seria discussione sulla vicenda», e che l’amministrazione ha deciso di trasformare l’incontro già programmato con la Consulta dei Giovani in un momento di riflessione e proposta, invitando gli studenti delle scuole superiori cittadine. Inoltre, alle 12 di domani il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi riceverà i sindacati che hanno sollecitato un incontro urgente dopo l’esito problematico delle manifestazioni in piazza. «Pensiamo che quello che è successo a Pisa e in altre città sia grave, non sia assolutamente accettabile e il diritto a manifestare debba essere garantito a tutti», chiosa il segretario della Cgil, Maurizio Landini.
L’appello e la mobilitazione degli studenti
Mentre le istituzioni fanno la loro parte, gli studenti di tutta Italia hanno intenzione di fare altrettanto. «Basta manganellate sugli studenti», è la scritta calata questa mattina dal ponte di Rialto a Venezia dalle associazioni studentesche del luogo per condannare fermamente la violenza perpetrata ai loro coetanei. «Non possiamo limitarci a sostenere che si tratti di una questione interna alla Polizia; alla base vi sono anche direttive politiche che mirano a reprimere le voci dissonanti», denuncia Marco Nimis della Rete degli Studenti Medi puntando il dito contro quello che – a suo avviso – è un metodo consolidato dal governo Meloni. Nel tardo pomeriggio di domani – alle 18:30 – vi sarà una mobilitazione al teatro dell’Opera di Roma, a pochi passi dal Viminale, per denunciare quando accaduto. «Contro le vostre manganellate, scendiamo in piazza!», sarà il grido che accompagnerà gli studenti in protesta. «Non possiamo permetterci uno stato che risponde a messaggi di pace con la violenza, che manganella ragazzi e ragazze, compresi minorenni. Per questo lanciamo un appello, a studenti e studentesse, a lavoratori e lavoratrici, a tutti e tutte. Mobilitatevi con noi, perché soltanto insieme potremo dimostrare che non ci possono fermare», fanno appello le associazioni promotrici.
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