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Candeggina nel vino della messa: l’agguato (sventato) al parroco antimafia in Calabria

25 Febbraio 2024 - 18:15 Ygnazia Cigna
Don Felice Palamara nelle scorse settimane aveva già ricevuto lettere intimidatorie e la sua auto era stata danneggiata

Don Felice Palamara, parroco di San Nicola di Pannaconi (Vibo Valentia), è finito nuovamente vittima di un’intimidazione. Dopo le minacce e gli attacchi delle scorse settimane, qualcuno avrebbe tentato di avvelenarlo versando candeggina nelle ampolle del vino e dell’acqua durante la celebrazione della messa. Don Felice, però, si è accorto del tentato agguato in tempo utile. Dopo aver sentito uno strano odore provenire dal calice, ha fermato la messa dicendo ai fedeli di non sentirsi bene. Quindi ha deciso di denunciare quanto accaduto e le analisi hanno confermato il rinvenimento di tracce di candeggina nelle ampolle del parroco, il quale già soffre di asma ed è cardiopatico. I carabinieri sono al lavoro nel tentativo di individuare i responsabili, analizzando i filmati delle telecamere dei dintorni.

Le minacce di morte

Non è la prima volta che don Felice subisce intimidazioni: solo un mese fa la sua auto è stata danneggiata e ha ricevuto minacce di morte tramite lettere anonime. Anche altri membri del clero della zona sono stati presi di mira. Non è escluso che vi sia un attacco coordinato contro la Chiesa locale a opera di organizzazioni criminali, a seguito dei numerosi appelli alla legalità avanzati dai sacerdoti intimiditi. Attualmente, il governo del piccolo Comune in provincia di Vibo è affidato a un commissario prefettizio. Lo scorso agosto il sindaco ha, infatti, rassegnato le dimissioni a seguito dell’operazione Maestrale Carthago, che ha portato alla luce sospetti di influenze mafiose nell’amministrazione locale. A don Felice ora è stata assegnata la vigilanza h24. In risposta alle minacce, il prete ha dichiarato di affidarsi alla fede e al perdono, ma ha anche espresso la speranza che giustizia venga fatta. Dal suo profilo Facebook scrive: «La mia vendetta si chiama amore, il mio scudo perdono, la mia armatura misericordia».

Foto di copertina: Felice Palamara / Facebook

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