«Molto Fake e poco Chiara». Selvaggia Lucarelli analizza (e fa a pezzi) l’intervista balocco di Ferragni
«Si sono sbagliati tutti: l’Antitrust, le aziende che collaboravano con lei, il Fatto, i follower, i giornalisti, la politica e pure il marito: Chiara Ferragni è sempre stata corretta e in buona fede e noi siamo tutti vittime o creatori di fake news. Alla fine confezioneremo tutti noi un video di scuse collettive in pigiama […]». Così Selvaggia Lucarelli, che per prima si interessò del pandoro Gate, analizza sul Fatto Quotidiano l’intervista rilasciata ieri dall’influencer per il Corriere della Sera. «Ferragni dice che se fai beneficenza e ne parli crei un effetto emulativo. Bizzarro, perché nel provvedimento dell’Antitrust emerge come la sua società Fenice avesse fatto inserire nel contratto per il Pandoro l’obbligo da parte di Balocco di non comunicare in alcun modo all’esterno la notizia relativa alla donazione. Insomma voleva l’effetto virale, ma temeva che si sapesse a quanto ammontava la cifra donate e, soprattutto, che a donarla era la Balocco e non lei».
«Un ego così neanche Fedez nei suoi giorni migliori»
«I due giornalisti le fanno notare la sproporzione tra il suo cachet (un milione di euro) e la donazione di Balocco. E lei replica che quei soldi sono andati alla sua società, mica a lei. Insomma è nullatenente come il marito», scrive Lucarelli evidenziando una delle tante contraddizioni emerse nel colloquio con il quotidiano. E ancora: Ma ecco la parte più spassosa. Secondo Ferragni, se lei non si fosse beccata una
multa per pubblicità ingannevole, non avremmo un ddl Beneficenza . La legge non è dunque il frutto di un lavoro di inchiesta, ma della sua violazione delle normative contro la pubblicità ingannevole (un ego così neanche Fedez nei suoi giorni migliori)». E infine una critica per le domande mai fatte.
E la domanda sulle uova?
«Sorvolo sul resto dell’intervista, sulla Chiara che ha inseguito i suoi sogni da bambina, perché si rischia il diabete più che a ingozzarsi di pandori invenduti. E chiudo – sottolinea Lucarelli – ponendo alcuni quesiti agli abili intervistatori: come mai nessuna domanda sulle uova Dolci Preziosi vendute per due anni con lo stesso schema? Come mai non le è stato chiesto, vista la buona fede, perché sono stati cancellati i post sulle uova benefiche dalla sua pagina proprio mentre sul Fatto usciva la parte dell’inchiesta relativa alle uova? Infine la domanda più semplice: come mai, se lo scopo finale era fare del bene tramite i soldi di Balocco o di Dolci Preziosi e non lucrare un ritorno d’immagine, Ferragni non ha ringraziato Balocco per la generosità, anziché fingere che quella generosità fosse anche la sua? Sarebbero bastate queste domandine per non sembrare Mara Venier che legge il comunicato di Roberto Sergio senza neppure l’alibi della diretta».
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