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Chi è Andrea Laszlo De Simone, il primo musicista italiano a trionfare ai César (gli Oscar francesi)

26 Febbraio 2024 - 17:51 Gabriele Fazio
Il cantautore torinese ha vinto il prestigioso riconoscimento per la migliore colonna sonora di «Animal Kingdom» di Thomas Cailley

Sabato sera è accaduto un fatto straordinario: Andrea Laszlo De Simone ha vinto il Premio César per la migliore musica originale di Animal Kingdom (titolo originale: Le Règne Animal) ed è il primo italiano nella storia degli Oscar del cinema francese a ricevere questo riconoscimento. Un onore che nemmeno Ennio Morricone, forse il più grande di sempre per quel che riguarda la musica nel cinema, è mai riuscito a ottenere, fermandosi a tre nomination, ma sempre tornato in Italia a mani vuote. La colonna sonora di Animal Kingdom, film che arriverà nelle sale italiane il 20 giugno, già disponibile su Spotify, è un’intensa armonia di suoni, come se De Simone fosse riuscito a scovare ed estorcere alla natura la propria anima musicale, come se fosse riuscito a rubarle la melodia intrinseca, facendo esplodere così le scene architettate dal regista Thomas Cailley.

Andrea Laszlo De Simone, torinese classe 1986, agli amanti del circuito mainstream forse dirà poco o nulla, per quanto riguarda invece i più attenti alla scena indipendente parliamo di un oggetto di culto, una cosa proprio a parte. Immaginatevi Frank Zappa che nel secondo ventennio del 2000 propone una versione genialoide e dalla libera ispirazione poetica dei migliori Lucio Battisti e Claudio Rocchi. L’esordio discografico vero avviene nel 2017, l’album si intitola Uomo Donna ed è considerato tra i migliori italiani del nuovo millennio, così Immensità due anni dopo risulta solo la conferma dell’incredibile qualità del suo lavoro, che già comincia a raccogliere consenso anche all’estero, manco a farlo apposta soprattutto in Francia, dove una certa ricercatezza e delicatezza nel suono sono da sempre particolarmente gradite. A gennaio del 2021 esce Vivo, ballad italiana dal sapore immortale accompagnata da un’omonima piattaforma animata da live-cams in diretta da tutto il mondo, una sorta di installazione artistica senza precedenti nella storia della musica italiana che tramite un software permetteva, sulle note della canzone, di collegarsi a telecamere sparse in tutto il mondo in modalità random, da Times Square alla regione artica popolata dagli orsi polari, come uno zapping su una realtà triste che creava un’affascinante distopia proprio con il titolo della canzone; tra l’altro Vivo è il suo primo vero lavoro pensato nel nuovo studio Ecce Homo, fino a quel momento infatti ogni sua produzione era stata confezionata letteralmente in casa. Questa per la quale ha ricevuto il César in realtà è la sua seconda colonna sonora, la prima risale al 2021, il film è Promises di Amanda Sthers con Pierfrancesco Favino, Jean Reno e Kelly Reilly, presentato alla Festa del Cinema di Roma.

La sua musica sembra provenire da lontano, dai meandri della nostra memoria più romantica e nostalgica. La sua poetica ipnotizzante crea dipendenza, forte di una bellezza quasi disturbante. È l’effetto delle opere di Andrea Laszlo De Simone, personaggio del tutto atipico del panorama italiano, che mentre i colleghi sgomitano su Instagram a caccia dell’ennesimo follower, lui deve forzarsi a salire su un palco a cantare. Tant’è che nel 2021 annuncia la sospensione dei live «A tempo indeterminato», dichiarazione che il pubblico spera ancora venga rimangiata al più presto. Ad uno sguardo poco attento la cosa potrebbe risultare come un rigurgito radical-chic, ma poi basta ascoltare i suoi brani per capire, non percepire, proprio capire, qual è il materiale umano e spirituale e filosofico che fa da motore ad Andrea Laszlo De Simone, come artista e come uomo, e quanto l’uomo e l’artista siano incapaci di scindersi in due entità che si fanno gli affari propri. Lo stile della sua musica è quasi inspiegabile, perlomeno di questi tempi, riesce a bilanciare l’imbilanciabile, un intellettualismo spontaneo, mai ricercato, mai spudorato, con una sorta di distacco dal concetto stesso di trend, musicale e sociale; un’essenza cool e l’artigianalità di una bottega di provincia, baciata dal sole e dall’inesistenza.

Appunto, una cosa a parte, questo perché ci sono gli artisti bravi, capaci di tradurre in musica la propria anima, di prenderci per mano per portarci altrove, con la grazia e il talento e la professionalità necessari a condurci. E poi ci sono gli Andrea Laszlo De Simone, che non è nemmeno un accademico della musica, che non sa né leggere né scrivere bene la musica. Ma la approccia come semplice arte del maneggiare il suono, con cuore e passione ed una libertà quasi folle, che ha inciso le prime canzoni a casa propria, contestualizzando nella propria poetica anche i suoni del tram sotto casa o le risate dei suoi figli. Ed è così che oggi dunque pensiamo ai suoi brani come piccoli miracoli che, semplicemente, capitano, così, come un acquazzone estivo che ti sorprende quando non hai un ombrello, ma tu te ne freghi perché fa caldo, senza un senso apparente, senza una logica industriale predefinita. Capitano. E si possono solo stare a guardare come si guarda il successivo arcobaleno, senza la vacua voglia di acchiapparlo.

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