Ue, approvata la legge sul ripristino della natura: il pilastro più contestato del Green Deal regge alle proteste degli agricoltori
Da Strasburgo – È stato accolto con un lungo applauso, quasi liberatorio, il via libera del Parlamento europeo alla Nature Restoration Law, uno dei pilastri più ambiziosi ma anche più contestati del Green Deal. Il nuovo testo della legge sul ripristino della natura, frutto di un compromesso raggiunto nei mesi scorsi tra le diverse istituzioni europee, è riuscito a racimolare abbastanza voti per ottenere luce verde dall’eurocamera, che mette così in cassaforte un altro provvedimento simbolo di quella strategia verde diventata uno dei temi di più acceso dibattito in vista delle elezioni europee di giugno. Il voto di oggi sulla Nature Restoration Law era considerato da molti osservatori un indizio importante sul gioco delle alleanze che comincerà all’indomani del voto. I popolari – e con loro Ursula von der Leyen – cercheranno una sponda a destra oppure rimarranno fedeli a quella «maggioranza Ursula» che ha fatto del Green Deal una delle sue principali eredità politiche? Il voto di oggi non offre risposte definitive, ma qualche indizio forse sì. Il provvedimento è passato con 329 a favore, 275 contrari, 24 astenuti. Tra i favorevoli ci sono anche alcuni eurodeputati del Ppe che hanno scelto di unirsi a centristi, sinistra e verdi per approvare il nuovo regolamento.
Gli obiettivi al 2050, i vantaggi economici e il «freno di emergenza»
La necessità di approvare una legge sul ripristino della natura parte da un semplice dato di fatto: l’80% degli habitat europei, stando alle stime di Bruxelles, versano in condizioni di degrado. L’obiettivo del nuovo provvedimento, tanto inedito quanto ambizioso, prevede non solo di proteggere le aree naturali più a rischio, ma di ripristinare alcune delle aree già degradate. Entro il 2030 i Paesi Ue dovranno ripristinare almeno il 20% delle aree marine e terrestri, il 60% entro il 2040 e il 90% entro metà secolo. Secondo la Commissione europea, raggiungere questi obiettivi porterà a un beneficio sia ambientale che economico, almeno sul lungo periodo. Le stime di Bruxelles dicono infatti che ogni euro investito nel ripristino degli ecosistemi si tradurrà in almeno 8 euro guadagnati. A vigilare sull’effettivo rispetto del regolamento sarà l’esecutivo Ue, a cui il Consiglio ha chiesto anche di presentare – entro un anno dopo l’entrata in vigore del provvedimento – una relazione comprensiva delle risorse economiche disponibili a livello comunitario per finanziare tutti gli interventi richiesti. Il testo finale del regolamento approvato oggi prevede infine un «freno di emergenza», che permetterà di rinviare alcuni obiettivi in caso di timori legati alla sicurezza alimentare.
L’impatto sull’agricoltura
Ad alimentare qualche dubbio sul fatto che il Parlamento europeo potesse approvare in via definitiva il provvedimento hanno contribuito anche le proteste dei trattori, che ieri sono tornate a farsi sentire a Bruxelles, in occasione del consiglio Ue dei ministri dell’Agricoltura. La legge sul ripristino della natura contiene infatti alcune disposizioni molto criticate dal settore agricolo. In particolare, il provvedimento chiede ai Paesi membri di raggiungere entro la fine del 2030 un trend positivo in almeno due dei seguenti indicatori: il cosiddetto «indice di farfalle delle praterie», la quota di terreni agricoli ad alta biodiversità e lo stock di carbonio nel suolo minerale coltivato. Questi ambiti, spiega la Commissione, rappresentano la strada più efficace in termini di costi per ridurre le emissioni del settore agricolo, che è responsabile di circa l’11% delle emissioni di gas serra di tutta l’Unione europea.
Foto di copertina: UNSPLASH/Ally Griffin
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