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In Italia donazioni in salita per Unrwa: una truffa del 2023 fa scattare la procedura antifrode e il blocco delle carte

28 Febbraio 2024 - 21:17 Antonio Di Noto
Da giorni si susseguono segnalazioni di chi ha provato a inviare denaro all'Agenzia Onu per il soccorso umanitario ai palestinesi ricevendo in cambio un blocco (temporaneo) della carta. Cosa sta succedendo

«Oggi la mia carta di credito è stata bloccata. Avevo provato a fare una donazione. Quando ho chiamato la banca per sbloccarla e chiedere spiegazioni mi hanno detto che il destinatario era sospetto e avevano ricevuto diverse segnalazioni. Il destinatario? L’Unrwa, Agenzia Onu per il soccorso umanitario ai palestinesi». Questa è la denuncia di Simone Sibilio, professore associato dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e docente di lingua araba. La sua è solo una delle tante che si leggono sotto al post su Facebook pubblicato per capire se altri sono incorsi nello stesso problema. «Sì prof, a me Unicredit», commenta Mattia Giampaolo, dottorando in Scienze Politiche alla Sapienza di Roma. «Purtroppo è successo a diversi colleghi», aggiunge Rossana Tufaro. Altri menzionano altri istituti di credito: BNL e Hype (Gruppo Sella).

La conferma dell’Agenzia

Affida ai social la sua segnalazione anche Pietro Turano, attivista LGBTQIA+ e attore noto principalmente per aver interpretato Filippo Sava in Skam Italia. «Avevo letto alcune segnalazioni e ho provato». Risultato? «Carta bloccata per “operazioni sospette e sospetta frode”», scrive Turano su Instagram. I problemi non sembrano invece presentarsi a coloro che donano tramite Paypal o altre banche. Un problema simile era stato segnalato anche per alcune banche inglesi dall’ex parlamentare laburista britannico George Galloway. Contattata da Open, l’UNRWA spiega di essere al corrente dei malfunzionamenti con alcune banche italiane.

La procedura antifrode che ha bloccato le donazioni all’Unrwa

BNL rende invece noto che il blocco è automatico, ma non c’entra nulla con il destinatario. L’istituto di credito, infatti, fa sapere a Open che sull’UNRWA «non esiste nessun blocco né ci sono limitazioni specifiche». Dal 2024 – prosegue BNL – sono state effettuate «molte transazioni verso l’agenzia dell’ONU e sono andate tutte a buon fine meno che una percentuale irrisoria di esse, che sono state bloccate». Questi blocchi avvengono «quando il sistema rileva delle anomalie tipiche delle frodi». Ad esempio, «in certi casi degli attori terzi si inseriscono nella transazione per cercare di rubare i dati di pagamento», prosegue la banca. «Quando ha il sospetto che ciò stia accadendo il sistema blocca automaticamente il pagamento per tutelare gli utenti. È una normale procedura antifrode», conclude BNL. In fase di investigazione la questione per il gruppo Sella.

Unicredit: «Donazioni sospette all’Unrwa nel 2023»

Unicredit conferma a Open che si tratta di una procedura antifrode. «Nel 2023 i dati delle carte di alcuni nostri clienti sono stati trafugati. Successivamente le carte sono state usate da terzi per effettuare donazioni all’Unrwa». Fanno sapere dall’istituto di credito: «Non essendone responsabili, i nostri clienti hanno disconosciuto queste donazioni, in alcuni casi anche con denuncia alle forze dell’ordine. Per questo motivo, ad aprile 2023, Unicredit e altre banche hanno inserito l’Unrwa in una lista d’attenzione. Quando un cliente compie un’operazione su un sito che fa parte di questa lista, la transazione viene bloccata finché il cliente non la approva, solitamente tramite sms o mail». Un versione, quella delle banche, che corrisponde a quanto riferito a Open dall’UNRWA.

La normale procedura antifrode

Quindi, «se la paternità dell’operazione viene riconosciuta, tutto va a buon fine, e questo è quello che è accaduto alla fine ai clienti Unicredit che hanno segnalato i malfunzionamenti». Anche i giornalisti di Open che hanno effettuato una donazione hanno dovuto effettuare una conferma che normalmente non viene richiesta per importi simili. Ma perché l’Unrwa è ancora in questa lista? «Per prassi, i siti rimangono nell’elenco per un anno prima che venga effettuata una valutazione. Normalmente a finire nella lista sono siti commerciali, ma è capitato anche con alcune onlus. In ogni caso, la vicenda non ha a che vedere con lo stop dei fondi da parte dell’Italia all’Unrwa. Si tratta di una normale procedura cautelativa», concludono dalla banca.

L’accusa di Israele e la sospensione dei fondi

Il 27 gennaio del 2024 l’Italia aveva annunciato – per parola del ministro degli Esteri Antonio Tajani – la sospensione dei finanziamenti all’agenzia delle Nazioni Unite. Lo aveva fatto, unendosi a Usa, Germania, Gran Bretagna, Finlandia, Canada, Australia, Olanda, in seguito alle accuse mosse da Israele all’agenzia Onu che dal 1949 assiste i rifugiati provenienti dalla Palestina. Lo Stato ebraico aveva infatti rilasciato un rapporto in cui accusava 12 dipendenti dell’Unrwa, in seguito licenziati, di aver preso parte agli attacchi del 7 ottobre. Secondo l’accusa di Tel Aviv, inoltre, il 10% dei 12 mila dipendenti dell’Unrwa avrebbe contatti stretti con Hamas. Tuttavia, le accuse di Israele sono state ridimensionate da un rapporto dell’intelligence statunitense citato dal Wall Street Journal, che lo ha visionato. Gli Usa sostengono che le accuse di Israele sono fatte su basi che assicurano una «bassa affidabilità», cheTel Aviv si è rifiutata di condividere nel dettaglio, minandone ulteriormente la credibilità. Inoltre, viene evidenziato come Israele sia stata più volte parziale nello stilare il proprio rapporto così da «distorcere l’immagine dell’Unrwa».

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