Roma, tre ore di nostalgia e performance per l’ultimo show di Claudio Baglioni in un palazzetto
Il concerto di Claudio Baglioni di ieri sera al Palazzo dello Sport di Roma è stato l’ultimo in una grande arena indoor della sua carriera: il primo passo verso l’addio definitivo alle scene. In realtà aTUTTOCUORE, lo show offerto dal cantautore romano dinanzi ai circa 7000 spettatori della sua città, il sesto consecutivo, tutto ha detto tranne che, seppur tagliata la soglia dei 72 anni, sia in procinto di attaccare il microfono al chiodo. Anzi, l’esatto opposto, l’impressione è che l’idea sia quella di chiudere in grande stile, possiamo supporre, in una location più grande, più in linea con la sua brillante carriera, un finale da fuochi d’artificio, ma questo è ancora tutto da vedere, anche perché il countdown annunciato qualche settimana fa scadrà, come annunciato, nel 2026. Ma se parliamo di fuochi d’artificio di sicuro il pubblico di questo ultimo tour nei palazzetti non sarà rimasto deluso, perché quello che Baglioni ha messo in scena è, attraverso le sue canzoni, l’epopea di un uomo che ha intessuto un intenso rapporto con la sua parte artistica, in un dualismo romantico e nostalgico che è stato fulcro di quasi tutta la sua storia musicale. Ma partiamo dall’inizio: l’impostazione dello spettacolo è decisamente teatrale, tanto da ricordare più il musical che il puro live. Baglioni al centro della scena, attorno a lui ben 80 performer; un corpo di danza cantante che affolla il palco e non solo accompagna l’esecuzione dei brani ma, forti di ben 550 costumi originali, rivoluziona ad ogni passaggio la scenografia industrial composta soprattutto di scale, un’ispirazione quasi escheriana. Ad architettare questa immensa tavolozza di colori Giuliano Peparini, al quale è stata affidata la direzione artistica e la regia teatrale, che molti magari conoscono per la direzione artistica di Amici. Un ottimo lavoro il suo, nonostante una certa pomposità didascalica della quale, a dire il vero, brani di tale entità non hanno bisogno per esplodere. Ma l’effetto è stato certamente spumeggiante.
Al centro dello show un percorso di 38 canzoni a coprire l’intera lunga e ricca carriera di Claudio Baglioni, dagli evergreen degli anni ’70 ai capolavori assoluti degli anni ’90 che, a rispolverare il repertorio, rimane forse il suo periodo migliore, i brani dell’album Oltre, da Dagli il via ad Acqua dalla luna, passando per Noi no e, naturalmente, il cult Mille giorni di te e di me, restano ancora la più autentica e stupefacente manifestazione del suo talento di cantautore. Baglioni parla poco, d’altra parte le canzoni sono tante, lo show è lungo oltre tre ore, in compenso balla tantissimo, si diverte, se la gode, risulta essere in formissima sotto tutti i punti di vista, soprattutto canoro. Certo che confrontarsi dopo tanti anni con le sue canzoni, veri e propri colossal eterni, perfetti, immortali, era una sfida quasi impossibile, reggere in più parallelamente una drammaturgia così dettagliata, quasi eroico. Alla fine saluta un pubblico ampiamente soddisfatto, imbambolato da ore di canto a squarciagola, con un convinto «Lo possiamo dire ancora: arrivederci alla prossima», che suona come una chiara dichiarazione di intenti, resta solo da capire dove si materializzerà questo addio definitivo che il pubblico, era evidente ieri sera, probabilmente preferirebbe fosse rimandato all’infinito.