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Crosetto mette la parola fine sul caso del generale Vannacci. La nota in cui si spiegano tutte le tappe della vicenda

28 Febbraio 2024 - 18:22 Stefania Carboni
Quando è iniziata l'inchiesta nei confronti del militare e quando è arrivata la sospensione. E il comunicato: «Le sanzioni disciplinari non compromettono l'eventuale candidatura»

Il ministro della Difesa Guido Crosetto è intervenuto in modo definitivo sul caso Roberto Vannacci, spiegando tappa per tappa l’azione disciplinare sul generale tanto caro alla Lega. Dopo aver risposto al collega di governo Matteo Salvini (che aveva criticato l’inchiesta del ministero della Difesa) ecco una nota del dicastero dove si ricorda che «il personale militare, per il suo status e la sua funzione, è soggetto al rispetto delle norme del Codice dell’Ordinamento Militare e del Testo Unico regolamentare». «In caso di eventi di particolare gravità o risonanza mediatica, potenzialmente lesivi dell’immagine delle Forze Armate -recita la nota – l’autorità competente può disporre, nell’immediatezza dell’evento, l’effettuazione di un’inchiesta sommaria». «L’intera istruttoria – spiega il ministero – è scandita da una precisa tempistica, che impone alle parti (tutte) un rigoroso rispetto dei tempi ed è condotta in contraddittorio con il militare inquisito, che può avvalersi di un militare difensore e, se lo desidera, di un legale di fiducia».

Tutte le tappe

L’inchiesta sommaria è stata disposta il 18 agosto dello scorso anno, si è conclusa a ottobre e si è poi partiti con una inchiesta formale disciplinare a dicembre per poi chiudere i lavori il 15 febbraio, con una relazione finale dettagliata «che ha stabilito la fondatezza degli addebiti, è stata inviata nella stessa data al Ministro della Difesa, il quale, dopo un ulteriore vaglio del suo staff, basato su quanto stabilito dal quadro normativo, ha decretato la sanzione del militare». Nessuna giustizia ad orologeria quindi, il 27 febbraio è stata notificata la sospensione disciplinare per 11 mesi. Chiudendo la nota il ministero di Crosetto ricorda che «le sanzioni disciplinari di stato non compromettono in alcun modo i diritti civili e politici del militare sanzionato, ivi inclusa l’eventuale candidatura per le consultazioni elettorali di qualsiasi tipo».

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