La minaccia di Hamas in vista del Ramadan: «Tutti in massa alla Moschea di Al-Aqsa. Iran e Hezbollah moltiplichino gli attacchi a Israele»
Hamas «sta mostrando flessibilità» nei negoziati indiretti con Israele per un possibile accordo di tregua/cessate il fuoco, ma resta pronta a continuare a combattere. Mostra la faccia da poker, il capo dell’organizzazione terroristica Ismail Haniyeh, lanciando in un discorso televisivo al contempo segnali di apertura e di chiusura sulle trattative in corso mediate dal Qatar. E anche sui media della regione s’inseguono indiscrezioni in un senso e nell’altro sul loro possibile esito. La radio militare israeliana ha riferito stamattina che all’interno di Hamas starebbe prevalendo nuovamente la linea del no alla proposta in discussione – che secondo quanto ricostruito da Reuters prevedrebbe un cessate il fuoco di 40 giorni durante il periodo del Ramadan e la librazione di 40 ostaggi israeliani in cambio di 400 detenuti palestinesi. Un dirigente del movimento stesso, Basem Naim, ha detto oggi ad Al Jazeera che «la distanza è ancora ampia» (tra le richieste di Hamas e quanto previsto dalla bozza, ndr) e dunque restano ancora «molti punti da discutere con i mediatori». Al contempo dall’Egitto, un altro dei Paesi impegnati nel facilitare le trattative, fonti diplomatiche hanno fatto trapelare che ci sarebbe «un accordo preliminare» per tenere un incontro domenica prossima al Cairo per annunciare l’eventuale raggiungimento dell’intesa. Anche il quotidiano del Qatar Al-Arabi Al-Jadid, come riporta l’Ansa, parla di una intesa generale raggiunta sui termini dell’accordo, ma di «ostacoli» ancora da superare sui dettagli. Impossibile al momento verificare quale delle spinte contrapposte prevalga, resta la certezza – sul fronte opposto – della convocazione per domani sera, giovedì 29 febbraio, del gabinetto di guerra israeliano per esaminare l’avanzamento delle trattative.
Le minacce in vista del Ramadan
Ma se Hamas resta indecifrabile, o forse diviso, sulla risposta all’ultima bozza di accordo, chiarissimi sono i suoi messaggi alle masse palestinesi e islamiche sul da farsi più in generale con Israele. Nel discorso tv Haniyeh ha invitato i musulmani in Cisgiordania e a Gerusalemme a marciare fino alla Moschea di Al-Aqsa nel primo giorno del Ramadan, domenica 10 marzo. Di più, allargando lo spettro ha chiamato l’«Asse della resistenza» (che lega Hamas a Iran, Hezbollah ed altre milizie sciite alleate) e rinnovare i propri attacchi contro Israele. Terzo luogo sacro per l’Islam, la Moschea di Al-Aqsa sorge sulla Spianata delle Moschee, per gli ebrei il Monte del Tempio dove sorgeva il sacro Santuario di epoca biblica. L’amministrazione del sito religioso è affidata alla cura dell’associazione islamica Wagf che opera sotto controllo giordano, ma Israele mantiene la gestione della sicurezza. I due proclami incendiari di Hanyeh, presi insieme, sembrano confermare l’allarme lanciato ieri dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant: «L’obiettivo principale di Hamas è di prendere il Ramadan e trasformare nella fase 2 del piano che ha avuto inizio il 7 ottobre, concentrandosi sul Monte del Tempio e su Gerusalemme, obiettivo che sarà amplificato dall’Iran e da Hezbollah».
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