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Carlo Calenda si arrende ma non troppo: «Sì ad alleanze con il M5s alle Regionali, ma Conte dice cazz…»

29 Febbraio 2024 - 07:25 Redazione
Il leader di Azione: il sistema elettorale a un turno unico non consente una candidatura terza

Carlo Calenda ha annunciato di voler fare alleanze larghe alle elezioni regionali. Cambiando posizione rispetto all’isolamento del Terzo Polo, nel frattempo rottosi dopo le liti con Matteo Renzi. Ma su Giuseppe Conte non ha cambiato idea: «Penso che sia un populista, che sia stato un pessimo presidente del Consiglio e non condivido le sue idee, dal Superbonus ai termovalorizzatori, per non parlare della politica estera. Non ho mai detto che faremo parte di nessun campo largo. Non abbiamo fatto il governo con i Cinque Stelle quando non c’era la vicenda ucraina, figuriamoci adesso. Le frasi che ha detto Conte l’altro ieri in tv sull’Ucraina sono immorali. Io sono appena tornato da lì. Al fronte c’è un milione di persone che difende la propria libertà, e quello che dovrebbe fare Conte invece di dire cazz… — e scriva proprio cazz… per favore — sull’abbigliamento di Zelensky, è alzare la pochette e farsi trenta ore di viaggio per andare in Ucraina perché sta parlando di una vicenda di cui non sa letteralmente nulla».

L’alleanza

L’alleanza con il M5s però l’ha già fatta: «In Abruzzo c’è un candidato civico di grande qualità, un rettore che ha rilanciato l’università di Teramo e risanato l’azienda dei trasporti. Dovrei non sostenerlo perché lo sostengono i Cinque Stelle? Quello che ho dichiarato è che non continueremo a sostenere candidati terzi. Dopo sei elezioni regionali c’è una lezione che va imparata: il sistema elettorale a un turno unico non consente una candidatura terza. Sosteniamo D’Amico in Abruzzo esattamente come facciamo con Occhiuto, in Calabria, che è un bravo governatore liberale, moderato, europeista. Questo è il criterio su cui decidiamo e decideremo: competenza, onestà e valori democratici. Basta candidature di testimonianza».

Due forni

Ma quella del leader di Azione, precisa, non è la strategia dei due forni: «C’è un forno unico da aprire in Italia ed è quello della competenza e delle capacità. Le alleanze vanno fatte sulla base delle qualità di una persona e di un programma, ed è ovvio che la premessa è la condivisione di valori di fondo con il candidato. Mi spiego: io non potrei mai sostenere un fascista, un imbecille o un populista». Ma non capisce cosa stia festeggiando il Pd: «Cosa, la vittoria di Conte? Gli hanno regalato una passerella. Se avessero accolto la richiesta di Soru per primarie di coalizione avremmo avuto una vittoria più ampia e un candidato più vicino a loro. Ma il Pd continua a farsi dettare le condizioni dal M5S, Conte se lo mangerà. Se viceversa avrà la forza di trovare candidati riformisti e seri noi ci saremo».

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