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Classi separate per gli alunni stranieri. Il piano di Valditara fa infuriare sindacati e opposizione: «Così si creano ghetti»

29 Febbraio 2024 - 20:39 Ygnazia Cigna
La proposta del ministro trova l'adesione dei presidi, ma attira anche molte critiche. Ecco cosa prevede

Non è stata accolta di buon grado da tutti la proposta lanciata questa mattina in un’intervista a Libero dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di creare un piano per le scuole in cui inserire classi di accompagnamento la mattina e di potenziamento il pomeriggio per gli alunni stranieri con deficit linguistico o matematico. Di «proposta ideologica» parla il Pd, mentre il Movimento 5 Stelle accusa Valditara di portare così a «creare dei ghetti»: per i partiti d’opposizione il piano del ministro rischia di alimentare anziché combattere il problema reale della scarsa inclusione e dell’ampia dispersione scolastica degli studenti stranieri del nostro Paese. Dando uno sguardo ai dati, la situazione appare drammatica. Particolarmente problematico è il fenomeno del ritardo scolastico, soprattutto nelle scuole secondarie di secondo grado, dove quasi la metà degli studenti di origine straniera è in ritardo di uno o più anni (48,4%). Ugualmente preoccupante anche l’abbandono precoce degli studi.

Il piano di Valditara

Nel dettaglio, il piano di Valditara prevede che ogni scuola valuti le competenze linguistiche degli studenti non italiani all’atto dell’iscrizione. A seguire, l’istituzione scolastica può scegliere fra tre percorsi: se il livello di apprendimento della lingua italiana è buono, gli studenti possono essere inseriti direttamente nelle classi ordinarie. Se, invece, vi sono gravi deficit, si possono adottare due alternative: frequentare lezioni di italiano e, eventualmente, di matematica in classi di accompagnamento con docenti specializzati durante la giornata di scuola, oppure partecipare ad attività obbligatorie di potenziamento linguistico nel pomeriggio. Quanto alle risorse per poter finanziare il piano, Valditara riferisce che vi sono 85 milioni di euro del Mim, mentre il Ministero dell’Interno fornisce altri 70 milioni di euro dal Fondo asilo migrazione integrazione. L’idea del ministro leghista, ha spiegato lui stesso, trae ispirazione da altri Paesi all’estero dove è stato adottato un approccio combinato tale per cui determinati studenti partecipano ad alcune lezioni nelle classi ordinarie e altre nell’ambito di programmi separati.

Presidi a favore, sindacati sul piede di guerra

Se la proposta di Valditara trova l’adesione dell’Associazione nazionale presidi (Anp) secondo cui è ora di agire «con un intervento specifico all’interno delle scuole per alfabetizzare gli alunni stranieri, i quali spesso vengono indirizzati verso centri di volontariato esterni», al contempo il piano ha ricevuto critiche feroci. «Con le classi separate o di transizione si strizza l’occhio al proprio elettorato con una proposta ideologica», attacca la responsabile scuola del Pd, Irene Manzi. «Riservare lezioni separate a gruppi di studenti porta alla costruzione di “ghetti” in ogni scuola, con la conseguenza di ostacolare l’apprendimento informale della lingua italiana, che chi conosce la scuola sa essere importante tanto quanto l’apprendimento formale perché produce integrazione reciproca», attaccano i capigruppo M5S in commissione Cultura alla Camera e al Senato Antonio Caso e Luca Pirondini. E anche i sindacati sono sul piede di guerra, con la Flc Cgil fermamente contraria. «Il ministro Valditara continua a fare annunci di riforme a mezzo stampa. Noi siamo fermamente contrari a ipotesi di classi differenziali, pensiamo che l’inclusione passi da un potenziamento dell’offerta formativa», dichiara la segretaria Gianna Fracassi. Dalla Uil scuola tengono poi a chiarire che «il principio guida dovrebbe essere quello di garantire i diritti nel tempo: all’istruzione, all’integrazione e all’inclusione. E dare risposte di qualità, durevoli e stabili alle scuole che possono, in autonomia, organizzare la risposta per il migliore inserimento». Dialogante, infine, la Cisl che si dice aperta a un confronto più ampio sul tema.

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