La 19enne Makka che ha ucciso il padre, la ribellione dopo tante violenze: «Volevo solo ferirlo…». Che cosa è successo
«Ero stanca, mi sono difesa» ha detto Makka Sualev venerdì sera, ancora sconvolta dopo essere stata portata in caserma per l’omicidio di suo padre, il 50enne Akhyad Sualev. Operaio di origini cecene, l’uomo da quale anno si era trasferito in Italia con la famiglia per vivere a Nizza Monferrato, nell’Astigiano. «Sono intervenuta per difendere mia madre», ha raccontato la 19enne, che però prova a chiarire: «Volevo soltanto ferito, non ucciderlo», riporta il Messaggero. Agli inquirenti la ragazza ha rivelato nel dettaglio che cosa sia successo dopo l’ennesimo litigio in casa: «Papà mi ha inseguita e presa a pugni. Mamma ha tentato di difendermi. E lui ha ricominciato a prendere a schiaffi anche lei. Era esperto di karatè e arti marziali, sapeva dove colpirci in modo che i lividi non si vedessero. Ma ci ha sempre picchiate. Non volevo che lo facesse».
Poche ore prima da quel litigio, la ragazza ha spiegato che il padre si era licenziato: «Per l’ennesima volta aveva perso il lavoro da muratore – riporta il Corriere della Sera – Dopo si è diretto al ristorante. Quello dove mamma lavora come lavapiatti e dove io nel weekend aiuto come cameriera. A mia madre ha chiesto di licenziarsi. Lei gli ha detto di no», preoccupata per le prospettive economiche sempre più complicate per la famiglia, dopo l’ultimo lavoro perso dall’uomo. In casa la lite sarebbe andata avanti, anche con la violenza: «Non era una novità. Papà ci ha sempre picchiate, in Cecenia, quando ero pù piccola, era anche peggio. Ha sempre praticato arti marziali, conosceva la boxe e il karate. Se la prendeva soprattutto con noi. Con i miei fratelli invece alzava le mani solo se intervenivano nelle discussioni». Quando la 19enne ha accoltellato suo padre, in casa c’erano anche i fratelli di 14, 11 e 10 anni. Erano in un’altra camera con una maestra che stava dando loro ripetizioni. Ed è stata lei a chiamare i soccorsi e ha poi portato via i tre bambini.
Le violenze in casa erano all’ordine del giorno. Akhyad Sualev era ossessionato dal controllo delle donne della famiglia, voleva conoscere tutti i loro spostamenti e soprattutto comandare su di loro. In particolare l’uomo non avrebbe sopportato l’idea che sua figlia 19enne vivesse con più libertà: «Il padre era molto religioso – spiega al Corriere l’avvocato che assiste la 19enne, Massimiliano Sfolcini – seguiva i precetti della religione musulmana alla lettera. Ma Makka invece sta crescendo con una consapevolezza diversa e più aperta, soprattutto rispetto alla figura della donna. Voleva che anche il padre rispettasse le donne, soprattutto lei e sua madre».
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