Il laureato in filosofia con 110 che voleva la lode perde il ricorso al Tar: «È un’eccezione»
Il Tar della Lombardia ha deciso che la lode nella laurea non è un diritto. E ha dato così torto a un dottore in scienze filosofiche che due anni fa ha preso il titolo di studio alla Statale di Milano. Il 22 febbraio, fa sapere il Quotidiano Nazionale, il collegio presieduto da Daniele Dongiovanni ha giudicato «infondato nel merito» il ricorso dell’ex studente che chiedeva di annullare il suo voto di laurea «limitatamente alla parte in cui non è stata assegnata la lode». Lui accusava la commissione davanti alla quale aveva sostenuto l’esame della magistrale ad aprile 2022. A causa di un «difetto di motivazione del verbale della seduta di laurea in quanto privo di giustificazioni in ordine alla mancata attribuzione della lode».
Violazioni
Nel ricorso il laureato ravvisava anche violazioni della normativa per il diritto allo studio dei portatori di disturbi dell’apprendimento. La commissione non avrebbe rispettato i criteri per l’attribuzione della lode. Perché lui aveva rispettato «tutti i parametri riguardo all’eccellente carriera accademica, alla pregevolezza della tesi, nonché alla qualità della discussione finale, che egli avrebbe sostenuto nonostante un ridotto lasso temporale e talune interruzioni». Ed «eventuali errori ortografici e grammaticali presenti nel lavoro finale non avrebbero dovuto essere considerati, in quanto affetto da dislessia, discalculia e disortografia certificate». Ma i giudici gli hanno dato torto. Perché «l’eventuale attribuzione della lode, in aggiunta al punteggio massimo di 110, è subordinata alla accertata rilevanza dei risultati raggiunti dal candidato e alla valutazione unanime della commissione finale».
Il percorso di studi
I componenti devono sì tener conto «dell’intero percorso di studi dello studente, valutandone la maturità culturale e la capacità di elaborazione intellettuale personale, nonché la qualità del lavoro svolto nel caso della tesi». Ma questi criteri non si riferiscono, secondo i magistrati, «esclusivamente all’attribuzione della lode, bensì soprattutto all’assegnazione del punteggio complessivo». E quindi «la lode è un’eccezione, la cui attribuzione è rimessa alla decisione della commissione con l’unico vincolo dell’unanimità».