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Occupato il liceo Parini di Milano, un prof perde le staffe e tira un’ombrellata a uno studente – Il video

04 Marzo 2024 - 12:27 Ygnazia Cigna
Tensione all'istituto storico milanese, dove un docente ha tentato di sfondare il picchetto degli studenti

Momenti di tensione al liceo classico Parini di Milano, dove oltre 400 studenti hanno occupato l’istituto in mattinata. All’entrata della scuola hanno bloccato l’accesso ai professori, lasciando entrare solo gli studenti che volevano prendere parte alla protesta. Un docente ha perso le staffe e, come testimonia un video diffuso dagli studenti, ha reagito tentando di sfondare il picchetto dei ragazzi e tirando un’ombrellata agli studenti. Il preside Massimo Nunzio, stando a quanto si apprende, è però riuscito a entrare. «Ministero della Repressione e del Merito», è il cartello appeso dai ragazzi davanti all’ingresso del liceo. «Si tratta di una provocazione contro Valditara con l’obiettivo di essere ascoltati dalle istituzioni affinché prenda il via un vero dialogo con gli studenti», spiega a Open Sara De Vecchi dell’esecutivo regionale di Unione degli Studenti Lombardia. «Il Parini? Fa parte del ciclo di occupazioni che sta avvenendo a livello lombardo con rivendicazioni comuni: dai femminicidi alla questione palestinese, fino alle problematiche interne legate a ogni scuola», chiosa.

Le motivazioni dell’occupazione

Sono, infatti, diverse le motivazioni che hanno spinto studenti e studentesse a occupare il liceo. Primo tra tutti, fanno sapere i ragazzi, vuole essere una risposta alle cariche della polizia avvenute alle manifestazioni pro-Palestina a Pisa. «Non è la prima volta che la polizia abusa del suo potere, manganellando chi protesta pacificamente e girandosi dall’altra parte quando a occupare le piazze sono invece i fascisti (come Acca Larenzia). In qualità di studenti occupanti prendiamo posizione contro gli abusi delle forze dell’ordine che ledono il diritto costituzionale di manifestare la propria opinione», scrivono in una nota. Tornano poi a ribadire la richiesta di maggiori servizi scolastici a tutela del benessere psicologico di studenti e personale ed è – ci tengono a sottolineare – «una presa di posizione contro il genocidio che si sta consumando in Palestina e che l’Italia sta finanziando».

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