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Liceo Parini, il preside che si ribella all’occupazione e si definisce prigioniero politico: «Una minoranza fascista»

05 Marzo 2024 - 08:22 Alba Romano
MASSIMO BARRELLA LICEO PARINI
MASSIMO BARRELLA LICEO PARINI
Massimo Barella rimarrà a dormire nell'istituto: «Sanzioni? Vediamo»

Massimo Nunzio Barrella, preside del liceo Parini di Milano, dice che l’occupazione degli studenti è un «gesto fascista». E si dichiara prigioniero politico oggi in un’intervista a La Repubblica: «Ribadisco che il picchetto è un gesto fascista, perché antidemocratico: una minoranza impedisce alla maggioranza di godere un diritto, nello specifico quello di seguire le lezioni. So di aver usato frasi forti, forse ha influito la concitazione del momento, ma mi sentivo in dovere di esprimere un giudizio netto soprattutto per gli insegnanti e gli studenti contrari all’occupazione che assistevano impotenti. E anche la delusione ha avuto un ruolo». Barrella spiega che nelle ultime due settimane l’istituto è stato in cogestione: «Gli studenti hanno potuto affrontare temi come Pisa, Firenze e Gaza. Senza ingerenze o censure. L’esperienza è stata molto positiva. Evidentemente una minoranza di studenti ha deciso che non bastava».

«Ho chiamato la polizia»

Barrella spiega di aver «chiamato le forze dell’ordine, che hanno identificato le persone esterne alla scuola, ma non intendo lasciarle entrare per sgomberare l’istituto. L’occupazione ha questa dinamica, bisogna cercare una dialettica. Oggi (ieri, ndr) l’abbiamo trovata con la mediazione. Abbiamo un accordo e voglio dare fiducia ai ragazzi: hanno accettato di rimanere al piano terra, di non far entrare estranei e di consegnare un elenco di chi resta per la notte». E rimarrà con gli studenti fino alla fine della protesta: Passerò le notti in ufficio e interverrò solo in caso di problemi. In passato è capitato che degli esterni siano entrati a scuola, se la situazione dovesse sfuggire di mano sarebbe pericolosissimo e si rischierebbero decine di migliaia di euro di danni».

Le sanzioni

Infine, sulle sanzioni: «Se gli studenti non faranno entrare esterni e non porteranno droghe, no. Se ci saranno danni indagheremo per risalire ai responsabili. Generalizzare non è mai positivo, al contrario lavorare sulla responsabilità personale ha un grande valore educativo. E tutto ciò che si fa a scuola deve averlo: al centro ci sono sempre le persone, studenti e insegnanti, e i rapporti tra loro».

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