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Il medico Ascierto: «Allo stadio Maradona mi hanno sputato perché sono della Juventus»

05 Marzo 2024 - 06:15 Alba Romano
paolo ascierto sputi stadio maradona napoli-juventus
paolo ascierto sputi stadio maradona napoli-juventus
L'esperto di immunoterapia dei tumori: «Che amarezza, che rabbia»

Paolo Ascierto è un medico. Tra i maggiori esperti di immunoterapia dei tumori, è direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative del Pascale. Domenica scorsa era allo stadio Maradona per seguire Napoli-Juventus. In Tribuna Posillipo è stato protagonista di un brutto episodio: «Uno sputo mentre eravamo in fila per entrare, nella zona interna dello stadio, ai varchi d’accesso alla tribuna. Uno sputo chiaramente indirizzato a me, finito tra i miei piedi, in segno di disprezzo. Un uomo più o meno della mia età. Mi ha prima ceduto il passo. Poi mi ha sputato tra i piedi. Ho capito che era una provocazione e ho lasciato perdere. Hanno visto tutti. C’era anche mio figlio Luca, juventino come me. Non volevo turbarlo. Non bisogna provare vergogna o disagio per essere tifosi di una squadra invece che di un’altra. Che amarezza, che rabbia».

Gli sfottò

Ascierto dice al Mattino di essere juventino da 52 anni: «Agli sfottò sono abituato. Ma uno sputo no, mi pare che così si superi il limite. Mi ha fatto male, lo confesso». E ancora: «I miei amici mi mettono continuamente in mezzo e le battute ci possono stare. Le accetto tutte con simpatia, col sorriso. Peraltro ero nella tana del lupo. Lo stadio Maradona, in mezzo ai tifosi del Napoli. Mi sarei aspettato ogni tipo di presa in giro. Vi facciamo cinque gol. Vi facciamo pigliare collera, eccetera. Va benissimo. Ma uno sputo, un segno così volgare di disprezzo, no. È troppo», riferisce ad Antonio Menna. Dice che anche i suoi pazienti gli rimproverano la fede juventina: «Certo, continuamente. Ma per sorridere. Io mi occupo di tumori della pelle e non sa quante volte i miei pazienti mi hanno preso in giro sui colorati e i non-colorati. Quante volte mi hanno detto che il mio “unico neo” era la squadra per cui tifavo. Durante il Covid fecero a Soccavo un murale simpaticissimo, con il mio volto, e la scritta “Caro Ascierto, Caro Paoletto, se tu non fossi juventino, saresti perfetto”. Sono sfottò che si accettano con ironia, con gusto. Un gesto di disprezzo come uno sputo, no».

Galeotto fu il Catanzaro

Ascierto racconta come è diventato tifoso della Juventus: «Un certo Mammì, del Catanzaro, a 5 minuti dalla fine, segna un gol di testa a Carmignani, portiere della Juventus. Il calciatore alzò le braccia e cominciò a correre per tutto il campo, come un ossesso. Era una esultanza strana per quei tempi, non lo faceva mai nessuno in modo così plateale. A me sembrò una presa in giro degli avversari. Vidi la delusione nei loro occhi e mi dispiacque. Così scelsi di tifare per gli sconfitti. Ironia della sorte, poi mi avrebbe detto che tifavo per i più forti. In realtà li scelsi perché furono umiliati. Del resto, il calcio è questo. Uno sport, un grande momento emozionale. Un bambino sceglie e ha il diritto di farlo, no?».

La solidarietà dei napoletani

Infine conclude sulla solidarietà dei napoletani: «Non è mancata la vicinanza. Già sul mio profilo social, dove ho scritto dell’episodio, ho raccolto tanti commenti di sostegno. La verità è che la stragrande maggioranza dei tifosi è gente comune, mite, che ama il calcio, si diverte, si arrabbia, si accalora, che si prende un po’ in giro reciprocamente ma poi conosce il senso del limite. Questo ha mitigato l’amarezza ma comunque dico: attenzione. Non esageriamo. Abbassiamo i toni e godiamoci la bellezza del calcio. Non roviniamo una passione».

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