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Il diario di Makka, le parole della ragazza che ha ucciso il padre: «È violento. Chi troverà questo scritto capirà: o sarò morta io o sarà morto lui»

06 Marzo 2024 - 12:09 Ygnazia Cigna
violenza sessuale di gruppo arresti
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Il racconto della 19enne nelle pagine del suo diario personale

«Chi troverà questo scritto capirà: o sarò morta io o sarà morto lui». Sono queste le parole che Makka Sulaev, la 19enne che ha ucciso suo padre, scriveva nel suo diario personale. Quattro pagine di quest’ultimo sono state sequestrate dai carabinieri nel corso della perquisizione in casa della famiglia, luogo in cui si è consumato il delitto. «Non avrei mai neanche immaginato di portare via la vita a una persona, ma preferisco portarla via a quel coglione prima che lui porti via l’unica ragione della mia vita, mia madre. Ho paura che i miei fratelli maschi copino il comportamento di mio padre. Io amo la famiglia, è la mia vita, io non so come farò senza», si legge in un altro stralcio di diario della giovane rea confessa del tragico epilogo dell’ennesimo litigio in casa avvenuto venerdì sera con il padre Akhyad Sualev, operaio 50enne di origine cecena che viveva a Nizza Monferrato (Asti). «Maschi tossici, mi fate schifo e siete la rovina di tutto e il motivo per il quale il mondo va a puttane», è l’ultima frase del diario, scritta a caratteri maiuscoli.

Il padre violento

È una storia complessa e delicata quella della famiglia di Makka, caratterizzata da ripetute violenze perpetrate dal padre verso la moglie e i figli. «A volte prende mia madre la trascina di fronte ai miei fratelli maschi e insegna loro come si tratta una donna. Quando vostra moglie vi risponderà o si comporterà male dovrete prenderla così, come fa papà. Io non ce la faccio più e lo ammazzerò. Lui ci impedisce qualsiasi libertà di movimento e di relazioni», ha riportato la giovane nel suo diario. «Non avevo mai osato affrontare mio padre, né oppormi a lui. Ma i maltrattamenti duravano da tempo: fanno parte della sua cultura e del suo modo di intendere i rapporti con le donne», ha raccontato poi in lacrime davanti al giudice, il quale nei giorni scorsi le ha evitato il carcere lasciandola ai domiciliari presso una comunità protetta.

«Quando vengo a casa ti uccido»

Le violenze in casa per Makka e i suoi fratelli di 14, 11 e 10 anni erano all’ordine del giorno. A far scattare la figlia più grande sarebbe stato un messaggio del padre alla mamma: «Quando vengo a casa ti uccido, come ti permetti», aveva scritto l’uomo alla moglie in risposta ai rimproveri della donna preoccupata per il licenziamento del marito dal lavoro. Quella sera, ha rivelato la 19enne, «papà mi ha inseguita e presa a pugni. Mamma ha tentato di difendermi. E lui ha ricominciato a prendere a schiaffi anche lei. Era esperto di karate e arti marziali, sapeva dove colpirci in modo che i lividi non si vedessero. Ma ci ha sempre picchiate, anche quando eravamo in Cecenia». Stremata, Makka ha deciso di colpire il padre con un coltello da cucina di 30 centimetri alla schiena e all’addome.

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